La situazione politica italiana tra il 2013 e il 2018
Dopo le elezioni del 2013 e per tutto il corso della XVII legislatura, la politica italiana è rimasta disorientata dal sistema dei partiti tripolare generato dall’ascesa del Movimento 5 Stelle e dall’incertezza causata dalla parziale incostituzionalità delle varie leggi elettorali. Infatti, il Movimento 5 Stelle dopo il successo elettorale delle trascorse elezioni politiche era dato in ulteriore crescita nei sondaggi e continuava a proporsi come un movimento trasversale, profondamente diverso dalle altre forze politiche e incompatibile con entrambe le coalizioni.
A partire dalle elezioni politiche del 2013 la politica italiana si è incardinata in un sistema dei partiti tripolare mentre prima, durante la cosiddetta seconda Repubblica, era basata sul bipolarismo.
Nella seconda Repubblica, ovvero dopo il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a un sistema tendenzialmente maggioritario implementato prima con la legge elettorale soprannominata Mattarellum e poi con il cosiddetto Porcellum, la politica italiana era organizzata in due coalizioni, cioè due raggruppamenti di partiti politici che si contendevano la maggioranza in Parlamento e il governo del paese.
Bisogna evidenziare che nonostante il sistema dei partiti fosse caratterizzato dal bipolarismo, anche nella seconda repubblica le maggioranze e i governi hanno dimostrato una forte instabilità, perché sia la coalizione di centrodestra che quella di centrosinistra cambiavano spesso assetto nel corso delle legislature a causa di frequenti conflitti interni.
L’avvento del tripolarismo
A determinare un sistema dei partiti tripolare nella politica italiana era stata la rapida ascesa alle elezioni politiche del 2013 del Movimento 5 Stelle, assieme alla sua contrarietà a ogni alleanza con altri partiti politici. In effetti, sarebbe più corretto riferirsi, invece che a tre poli, a due poli più un partito politico, nonostante il Movimento 5 Stelle si autodefinisse "movimento".
Infatti il Movimento 5 Stelle, pur presentando caratteristiche peculiari non assimilabili a quelle dei partiti tradizionali, già nel 2013 non poteva più essere considerato un "movimento" in senso stretto, essendo diventato una forza politica strutturata e quindi un partito politico a tutti gli effetti, anche se conservava un certo grado di trasversalità della sua base elettorale.
Gli altri due poli, invece, erano composti da partiti politici in parte eredi e in parte reduci della seconda Repubblica e pur replicando la tradizionale contrapposizione centrodestra-centrosinistra presentavano alcune nuove caratteristiche.
La politica italiana era stata proiettata nel sistema dei partiti tripolare in modo inaspettatto e improvviso dalle elezioni politiche del 2013 e l'impatto fu traumatico.
Infatti, oltre all'emergenza determinata dalla crisi economica, dopo le elezioni si era determinata una pericolosa situazione di incertezza per gli equilibri istituzionali, con il Parlamento in stallo e il mandato del Presidente della Repubblica in scadenza, ovvero nell'impossibilità di sciogliere le camere per eventualmente indire nuove elezioni. Una situazione di rischio per le istituzioni democratiche superata con alcune innovazioni sia sul piano istituzionale che politico:
- la nomina di una commissione di dieci saggi da parte del Presidente della Repubblica e le sue dimissioni anticipate;
- l'inedita rielezione di un Presidente della Repubblica Italiana dimissionario con l'affidamento di un secondo mandato a Giorgio Napolitano;
- la formazione di un governo delle larghe intese (il Governo Letta) tra forze politiche storicamente contrapposte;
- il ruolo anomalo assegnato a un governo (il Governo Renzi) per forzare il Parlamento a varare le riforme istituzionali, poi bocciate dai cittadini con il referendum costituzionale 2016.
La politica italiana, forse senza rendersi pienamente conto della crisi che attraversava il sistema parlamentare italiano, riuscì attraverso soluzioni inedite a traghettare l'Italia fino alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, che si sarebbero svolte con una nuova legge elettorale ovvero con un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale.
La nuova legge elettorale
Tra il 2013 e il 2018 la politica italiana non solo non era riuscita a riformare l'organizzazione del Parlamento ma aveva addirittura fatto dei passi indietro sulla legge elettorale, passando da un sistema elettorale tendenzialmente maggioritario a un sistema tendenzialmente proporzionale.
Il sistema elettorale con il quale si vota, oltre a incidere sulla governabilità e rappresentatività del Parlamento, condiziona anche l'assetto del sitema dei partiti attraverso le scelte pre-elettorali che le forze politiche possono compiere in funzione dei possibili risultati elettorali.
Le elezioni politiche del 2013 si erano tenute con il cosiddetto Porcellum tuttavia, successivamente, la Corte Costituzionale ne aveva dichiarato la parziale illegittimità e, inoltre, era rimasto in vigore solamente per l'elezione del Senato poiché per l'elezione della Camera dei Deputati nel mese di maggio 2015 era stato approvato l'Italicum.
Ma a distanza di qualche tempo anche l'Italicum fu dichiarato parzialmente incostituzionale, a causa della mancata abolizione del Senato determinata dalla bocciatura nel referendum confermativo della Riforma Costituzionale del 2016.
La legge elettorale per il rinnovo del Parlamento risultante dalle sentenze della Corte Costituzionale era in sostanza diventata un ibrido politico-giuridico che configurava due sistemi sostanzialmente proporzionali, ma molto diversi l'uno dall'altro.
Per le elezioni politiche del 2018 si era quindi resa necessaria la promulgazione di una nuova legge elettorale che ristabilisse le prerogative costituzionali del Parlamento e la coerenza tra il sistema elettorale della Camera e quello del Senato.
Agli sgoccioli della XVII legislatura (il 26 ottobre 2017) il Parlamento riuscì ad approvare la nuova legge elettorale, soprannominata Rosatellum bis.
Con l'approvazione del Rosatellum fu ripristinata l'omogeneità dei sistemi elettorali tra Camera e Senato e riaffermata la prerogativa costituzionale del Parlamento, ma a causa della forte situazione di incertezza che si era insinuata tra i partiti politici italiani, il precedente sistema elettorale prevalentemente maggioritario venne abbandonato in favore di un sistema sostanzialmente proporzionale che manteneva contradditoriamente una quota "minoritaria" del sistema elettorale maggioritario.
Tripolarismo e governabilità
L'incertezza che attraversava la politica italiana era dovuta essenzialmente all'incapacità di prevedere l'evoluzione di almeno due interrogativi connessi al sistema dei partiti tripolare e alla forma di governo parlamentare italiana.
Il primo interrogativo era in che misura il sistema dei partiti tripolare amplificasse il problema della governabilità, accrescendo gli ostacoli alla formazione di una maggioranza parlamentare e del governo dopo le elezioni politiche, con il rischio di materializzare una nuova crisi istituzionale o di dover ripetere le elezioni.
Il secondo interrogativo connesso al primo riguardava la durabilità di questo sistema dei partiti tripolare, anche in funzione della necessità di varare una nuova legge elettorale che avrebbe potuto ostacolare o favorire il consolidamento di questo assetto politico multipolare, considerando che:
- si trattava di un sistema dei partiti tripolare non consolidato;
- il terzo polo era in realtà costituito da un unico partito in continuo cambiamento;
- anche i due poli tradizionali stavano cambiando e le scelte dei partiti che ne facevano parte avrebbero potuto accelerare o ritardare la riconfigurazione dei poli politici.
Per quanto riguarda il problema della governabilità non erano contemplate soluzioni di sistema ovvero nuove riforme istituzionali. Dopo la bocciatura al referendum confermativo delle riforme costituzionali del 2016 ulteriori tentativi di riformare le istituzioni erano stati rinviati a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda la durabilità del tripolarismo, ovvero la possibilità che i poli politici potessero riconfigurarsi attorno ad altre piattaforme politiche, nonostante i principali partiti politici avessero riproposto le tradizionali coalizioni con le stesse vecchie piattaforme politiche, all'interno della destra la Lega Nord aveva avviato un consistente processo di cambiamento adottando una piattaforma politica che rispolverava la tradizione della destra sociale italiana - ovvero il nazionalismo declinato in chiave più moderna attraverso il sovranismo e l'attenzione per il sociale declinata attraverso un'offerta di protezione ai cittadini - e che era in forte contraddizione con la tradizione liberale di Forza Italia.
Così, mentre per un verso il successo elettorale in Sicilia aveva spinto la coalizione di centrodestra a consolidare e a rilanciare la vecchia piattaforma politica della destra - proponendo per le elezioni politiche 2018 addirittura una “coalizione di governo” nonostante il sistema elettorale sostanzialmente proporzionale scoraggiasse questa impostazione più consona al precedente sistema elettorale prevalentemente maggioritario - per l’altro verso proprio una forza politica di questa coalizione, la Lega, era cambiata a tal punto da essere considerata dall’opinione pubblica come una forza politica radicale che si contrapponeva ai riformisti e ai moderati e scavalcava la tradizionale contrapposizione tra destra e sinistra.
Fu questo cambiamento della piattaforma politica della Lega di Salvini che, nonostante il congelamento della coalizione di centrodestra conseguente alla forzatura delle legge elettorale, dopo le elezioni determinò l’avvicinamento tra il Movimento 5 Stelle e la Lega e diede origine, con molte diffidenze confluite nel cosiddetto “contratto di governo”, alla formazione di una maggioranza parlamentare tra le due principali forze politiche più radicali (antisistema o “populiste” come sono state spesso definite) del paese.
La situazione politica sarebbe, tuttavia, rimasta ambigua poiché la Lega attuò una sorta di separazione consensuale e “temporanea” (a detta dei principali esponenti politici) dalla coalizione di centrodestra, per poter stipulare il programma di governo con il Movimento 5 Stelle.
In altre parole, il ritorno a un sistema dei partiti bipolare iniziò a concretizzarsi attraverso l’accordo politico tra Movimento 5 Stelle e Lega dopo le elezioni politiche 2018, sia attraverso le strategie politiche della Lega che miravano allo stesso bacino elettorale del Movimento 5 Stelle, sia attraverso una contrapposizione politica basata prevalentemente sui programmi elettorali piuttosto che sulle ideologie.