Maggioranza parlamentare e Governo
Nella Costituzione della Repubblica italiana è stata adottata la forma di governo parlamentare, per cui il Governo è espressione della maggioranza parlamentare e a questa è indissolubilmente legato dal meccanismo del voto di fiducia.
In sostanza, le sorti e l'indirizzo politico del Governo dipendono dalla maggioranza parlamentare ovvero dagli accordi e dalla volontà dei singoli partiti politici che la compongono.
Il tema della formazione della maggioranza parlamentare e del Governo, in una democrazia parlamentare sana, dovrebbe riproporsi ciclicamente ogni cinque anni, ovvero ogni volta che viene rinnovato il Parlamento alla scadenza naturale della legislatura, oppure ogni qualvolta si tengono le elezioni politiche in caso di scioglimento anticipato delle camere.
Invece nella realtà italiana, dove le maggioranze e i Governi sono endemicamente instabili, le vicende della maggioranza parlamentare e il tema della stabilità del Governo accompagnano la cronaca politica quasi quotidianamente, assieme alla conta dei voti necessari ad approvare le leggi o a convertire in legge i decreti del Governo.
In questo contesto le attività del Governo, l'organo dello Stato titolare del potere esecutivo ma privo di un potere legislativo autonomo (art. 76 e 77 della Costituzione), assumono una rilevanza di gran lunga superiore alle attività del Parlamento, per due ordini di motivi.
Il primo ordine di motivi è che le attività di Governo se non adeguatamente calibrate sui fragili equilibri della maggioranza rischiano continuamente di comprometterne la tenuta. In sostanza, i media seguono costantemente e mettono in risalto l'azione di governo e le vicende dei suoi componenti anche per verificare se i provvedimenti e le dichiarazioni dell'esecutivo potrebbero determinare delle incrinature nel rapporto con la maggioranza o con singoli partiti componenti della stessa o anche con personalità politiche di peso della maggioranza.
Il secondo ordine di motivi riguarda la diffusa convinzione che le sorti del paese dipendano quasi esclusivamente dai provvedimenti e dalle scelte del Governo (e in una certa misura dell'Europa), mentre il ruolo del Parlamento e della maggioranza parlamentare sembra essere quello di giudicare il comportamento del Governo ed eventualmente esprimere giudizi che potrebbero determinarne la caduta.
Questa apparenza, da un lato, è rafforzata dalla consistente produzione normativa del Governo, che spesso si accompagna alla frequente richiesta del voto di fiducia sui provvedimenti che per diventare legge necessitano di una approvazione del Parlamento. Dall'altro lato, è rafforzata dall'atteggiamento di alcune forze politiche e dello stesso Parlamento che mostra frequentemente un vittimismo nei confronti del Governo, ad esempio, quando la richiesta del voto di fiducia viene bollata dai parlamentari come uno strategemma per forzare l'approvazione di decreti o leggi di inizitiva governativa.
A sfigurare nei confronti del Governo è anche la produzione normativa del Parlamento e soprattutto delle leggi di iniziativa parlamentare che sembrano non vedere mai la luce, mentre i successi delle sue iniziative si restringono all'approvazione di leggi sui diritti umani o che chiamano in causa la libertà di coscienza.
Questo è il quadro dei rapporti tra Parlamento, maggioranza e Governo come appare agli occhi dell'opinione pubblica e come raccontato dai media.
Formalmente, invece, la carta Costituzionale assegna un ruolo dominante al Parlamento la cui maggioranza determina la formazione del Governo, concede la fiducia e può revocarla in qualsiasi momento.
Infatti, il quadro descritto nasconde delle anomalie che diventano evidenti considerando i due ruoli del Parlamento:
- la formazione e il sostegno del Governo;
- la funzione legislativa (solo il Parlamento può approvare le leggi ordinarie e costituzionali).
Nel sistema parlamentare italiano la prima attività occupa la maggior parte della discussione politica in Parlamento e anche mentre si discute nel merito l'approvazione di leggi i partiti politici all'opposizione mirano a far cadere o a danneggiare la compagine di Governo. Questa è già una anomalia ma accade di peggio: a volte anche alcune componenti della maggioranza che hanno votato la fiducia al Governo prendono candidamente le distanze dall'azione di Governo e cercano di metterlo in difficoltà sotto l'aspetto mediatico.
Mentre in una democrazia parlamentare la dinamica dello scontro politico dovrebbe coinvolgere la maggioranza e l'opposizione, nella sostanza si assiste ad uno scontro politico, soprattutto mediatico, tra gruppi parlamentari ovvero partiti politici e Governo, in modo simile a quanto accade nelle democrazie presidenziali.
Questa dinamica lascia intendere, e ormai la maggior parte della gente ne è convinta, che il Governo una volta ottenuta la fiducia possa decidere in autonomia e, banalizzando, che il potere dello Stato risieda esclusivamente nel Governo e si contrapponga alla volontà del popolo sovrano rappresentata dal Parlamento.
Si tratta di una rappresentazione ingannevole del confronto tra Parlamento e Governo, poiché le forze politiche presenti in Parlamento partecipano attivamente alle scelte e alle decisioni del Governo, inclusi i gruppi parlamentari minori attraverso veti e imposizioni. In sostanza, il Governo prima è costretto a funambolici equilibrismi per accontentare la maggioranza e racimolare i voti necessari alla approvazione parlamentare dei suoi provvedimenti, dopodiché viene sottoposto a un giudizio mediatico da parte degli stessi parlamentari che in un modo o nell'altro hanno contribuito a prendere quelle decisioni.
Infatti, le forze politiche presenti in Parlamento, cioè i parlamentari, possono agire dietro le quinte per condizionare l'attività di governo, in modo non visibile e che non comporti una diretta assunzione di responsabilità politica, che a fine legislatura resta interamente in capo al Governo o in capo a quel che resta della maggioranza parlamentare dopo che in molti, anzi in troppi, hanno preso le distanze dall'azione di Governo.
Inoltre, una caratteristica del Parlamento italiano è la possibilità di essere eletti sfruttando il simbolo di una forza politica che poi appena entrati in Parlamento è possibile abiurare, con buona pace della rappresentanza democratica. In sostanza, le forze politiche presenti in Parlamento con l'avanzare della legislatura diventano sempre più frammentate e danno vita a gruppi parlamentari nuovi, non più riconducibili ai partiti eletti in Parlamento e che non sono stati sottoposti al vaglio degli elettori, e che probabilmente mai lo saranno poiché in campagna elettorale verranno nuovamente cooptati in altre formazioni politiche, complici anche gli stessi partiti politici in cerca di voti. Ovviamente, questa frammentazione dei gruppi parlamentari favorisce le attività dei gruppi di pressione che si nascondono dietro ai parlamentari. Il 20 Dicembre 2017 il Senato ha approvato una Riforma organica del Regolamento del Senato che dovrebbe limitare la proliferazione di nuovi gruppi parlamentari scarsamente rappresentativi o completamente svincolati dai partiti candidati alle elezioni, tuttavia sembra che alle elezioni politiche 2018 le nuove regole siano state parzialmente aggirate con la presentazione di liste-matrioska (vedi nota).
Che ne è dell'altra funzione del Parlamento, ovvero della funzione principale del potere legislativo, che consiste nel produrre leggi chiare ed efficaci? Da un lato, come accennato, l'elaborazione delle leggi diventa strumentale alla lotta politica, poiché in un contesto politico instabile come quello italiano ogni occasione è buona per mettere in difficoltà il Governo più che la maggioranza parlamentare; dall'altro il Parlamento sembra aver sostanzialmente abdicato la funzione legislativa a favore del Governo, creando un circolo vizioso. Infatti, il Parlamento ha progressivamente affidato l'iniziativa legislativa quasi interamente nelle mani del Governo per poi accusarlo, ipocritamente, di essere invadente.
Il paradosso è che nel contesto politico e mediatico italiano l'inconcludenza di un Parlamento macchinoso ed elefantiaco, "la palude" come l'hanno definita i media e gli stessi politici, passa quasi inosservata. In altre parole, i partiti politici e le maggioranze parlamentari sono particolarmente attivi quando si tratta di formare i governi e condizionarne l'operato in modo non sempre trasparente, mentre sono esageratamente frammentati e colpevolmente inconcludenti quando si tratta di fare buone leggi per i cittadini. Poi quando tira una brutta aria possono salire su un palco, criticare l'operato del Governo e lavarsi le mani come Ponzio Pilato.
Riassumendo, in Italia il motore del cambiamento non è il Parlamento, ovvero l'organo collegiale eletto dal popolo appositamente per fare le leggi, bensì il Governo formato dalla maggioranza parlamentare e titolare del potere esecutivo che però frequentemente resta imbottigliato in un circolo vizioso.