La situazione politica italiana dopo il governo Conte bis
L’accordo politico tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico finalizzato alla formazione del governo Conte bis aveva chiarito diversi interrogativi rimasti senza una risposta dopo il primo governo Conte, a partire dal dubbio di una possibile rinascita del sistema dei partiti tripolare. L’ingresso del Movimento 5 Stelle nel polo di sinistra fu accolto dalla politica italiana con un certo sollievo, nonostante alcuni politici e commentatori abbiano considerato l’alleanza tra M5S e Partito Democratico una iattura. Il centrodestra liberale, eurpeista e atlantista, sembrava ormai aver definitivamente ceduto di fronte all’avanzata delle destre sovraniste mentre si apriva uno spazio politico consistente per i partiti più orientati a promuovere pragmaticamente crescita economica e progresso tecnologico. Ma questo quadro politico e le aspirazioni di alcuni partiti sarebbero durate poco a causa della pandemia.
Gli eventi connessi alla formazione del Governo Conte bis mutarono profondamente la situazione politica italiana.
Prima della formazione del Governo Conte bis la situazione politica italiana era confusa e in divenire, poiché alcune domande sul destino politico dei principali partiti non avevano trovato risposte convincenti.
Con la formazione del Governo Conte bis queste domande trovarono risposte sufficienti a delineare un quadro e prospettive politiche intelleggibili, anche se il nuovo scenario politico sarebbe cambiato rapidamente a causa della pandemia.
Gli interrogativi che erano rimasti in sospeso con la formazione del primo Governo Conte erano i seguenti:
- La Lega di Salvini avrebbe continuato la sua corsa verso la piattaforma politica dei sovranisti oppure sarebbe scesa a patti con Forza Italia per tornare nell'alveo di un centrodestra europeista e atlantista?
- Forza Italia si sarebbe appiattita sulle posizioni della nuova destra sociale e sovranista di Salvini oppure avrebbe tentato di condizionarne la linea politica nell'ambito di una rinnovata coalizione di centrodestra?
- Il Movimento 5 Stelle si sarebbe opportunisticamente appiattito sulle posizioni di destra della Lega oppure avrebbe provato a ridefinire la sua identità adottando una piattaforma politica collocata a sinistra? Oppure sarebbe tornato a costituire il terzo polo sperando di non essere fagocitato a sinistra come era stato fagocitato a destra dalla Lega?
- Il Partito Democratico sarebbe riuscito a elaborare una piattaforma politica innovativa in grado di fermare i conflitti interni e di far convivere in un unico progetto politico la crescita economica con l'evoluzione del mercato del lavoro e la protezione sociale dei cittadini ovvero la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico con forme innovative di distribuzione della ricchezza - abbandonando gli ormai velleitari tentativi di difendere il mercato del lavoro con la strumentazione ideologica del '900 - oppure avrebbe continuato a lacerarsi in nome di un'identità di sinistra che non riusciva a far convivere con la crisi del mercato del lavoro?
La Lega
Per quanto riguarda la Lega è indicativo che la crisi di governo sia esplosa in agosto poco prima che si aprisse la discussione sulla legge di bilancio 2020, ma è molto significativa anche la natura del conflitto tra Salvini e il M5S durante la gestione e l'epilogo della crisi.
Probabilmente, la crisi di fiducia della Lega nei confronti di Giuseppe Conte si era innescata già il primo luglio, quando il Consiglio dei Ministri, in contrasto con i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini che disertarono la riunione, approvò una manovra correttiva di circa 7,6 miliardi di euro al fine di scongiurare l'avvio da parte della Commissione Europea di una procedura d'infrazione per debito pubblico eccessivo nei confronti dell'Italia.
Con questa azione di governo il Presidente del Consiglio Conte aveva nei fatti imposto ai due partiti della maggioranza una linea politica ben precisa sul mantenimento dell'equilibrio dei conti pubblici e di un rapporto collaborativo con l'Unione Europea.
A questa azione erano seguite anche altre prese di posizione, sia del Presidente del Consiglio nei confronti di Salvini quando il 24 luglio Conte si recò in Senato per riferire sul caso Savoini-Lega e per ribadire la posizione ufficiale del governo nei confronti della Russia, sia del Movimento 5 Stelle nei confronti della Lega quando il 16 luglio i pentastellati nel Parlamento europeo votarono per Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione in contrasto con la Lega (senza i 14 sì dei 5 Stelle la ex ministra tedesca non sarebbe stata eletta).
Le dichiarazioni di Salvini presso il Quirinale dopo il secondo giro di consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quelle immediatamente successive di Di Maio svelarono le reali intenzioni della Lega per quanto riguarda le politiche di bilancio pubblico e dei rapporti con l'Unione Europea.
In sostanza, la Lega di Salvini oltre a confermare la sua piattaforma politica sovranista ispirata alla destra sociale aveva proposto una manovra economica "coraggiosa" da circa 50 miliardi per la legge di bilancio 2020, una manovra che avrebbe sicuramente determinato la deflagrazione di un forte conflitto con le istituzioni europee e probabilmente avrebbe condotto alla violazione del patto di stabilità. Uno strappo di questa portata alle regole di bilancio dell'UE avrebbe avuto conseguenze immediate sui mercati finanziari e probabilmente spinto l'Italia verso un percorso di allontanamento se non di uscita dall'euro.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, si era però scontrato con la ferma resistenza del premier Conte e tentò di aggirarlo, offrendo addirittura la Presidenza del Consiglio di un eventuale nuovo governo gialloverde a Luigi Di Maio, sperando di far leva su quella parte del Movimento 5 Stelle, rivelatasi ormai minoritaria, vicina alle posizioni sovraniste della Lega.
Difficile capire se questo racconto sia stato solo propaganda o la realtà di un progetto fallito, ma resta il fatto che la Lega di Salvini pur di non partecipare alla formulazione della legge di bilancio impostata dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in collaborazione con la Commissione europea fece cadere il Governo.
Forte del successo alle elezioni europee al quale si aggiungeva anche il consenso guadagnato da Fratelli d'Italia (che aveva adottato una piattaforma politica molto simile a quella della Lega), era ormai evidente che la Lega di Salvini non aveva alcuna intenzione di tornare nell'alveo di un centrodestra liberale e europeista.
Forza Italia
Il posizionamento della Lega, che con la sua politica sovranista aveva raggiunto il massimo del consenso alle elezioni europee, faceva da contrappeso alle speranze del centrodestra di ispirazione liberale, europeista e atlantista, sul quale insisteva il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Le possibilità che il centrodestra tradizionale potesse risorgere, quantomeno a breve, erano ormai ridotte al lumicino.
La crisi di Forza Italia era evidente e Berlusconi non aveva più alcuna possibilità di condizionare il blocco dei partiti di destra in senso europeista e liberista. Anzi, Forza Italia era attraversata da spinte centrifughe sempre più forti che avrebbero potuto condurre il partito a una scissione.
Ovviamente, nessuno poteva allora immaginare che l’intervento finanziario dell’Unione Europea conseguente alla crisi pandemica avrebbe stroncato le aspirazioni sovraniste della Lega e di Fratelli d’Italia rimettendo Forza Italia al centro della coalizione di destra.
Il Movimento 5 Stelle
Il Movimento 5 Stelle, dopo il fallimento (poiché il consenso del M5S si era in sostanza dimezzato mentre quello della Lega era raddoppiato) dell'esperienza di governo con la Lega, aveva deciso (più o meno forzatamente) di collaborare con le forze politiche di sinistra e in particolare con il Partito Democratico, anche grazie alla presa di posizione del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riguardo l'equilibrio dei conti pubblici e i rapporti con l'Unione Europea.
La permanenza del M5S nel polo di sinistra dipendeva da diversi fattori sia interni che esterni al partito, ma la necessità di prolungare al massimo la durata della legislatura (sia per esigenze elettorali che per poter eleggere il nuovo Presidente della Repubblica) e i cambiamenti in atto nel Partito Democratico, crearono le condizioni che contribuirono a collocare stabilmente il M5S nel polo di sinistra.
Si prospettò, infatti, una saldatura abbastanza naturale tra il Movimento 5 Stelle e almeno una parte del Partito Democratico su diversi temi cari alla sinistra più tradizionale. Questa evoluzione fu favorita dalla decisione di Matteo Renzi di abbandonare il PD e di fondare un nuovo soggetto politico.
In effetti, la piattaforma politica del Movimento 5 Stelle e quella degli eredi della sinistra tradizionale italiana facevano entrambe leva sulla volontà politica di garantire maggiore protezione sociale ai cittadini soprattutto sul piano economico e su politiche che in passato sarebbero state definite assistenzialiste.
In realtà, l'offerta di protezione non necessariamente rivolta ai cittadini più poveri e bisognosi declinata in forme e in modi diversi, soprattuto in termini di sicurezza, era stata anche la chiave del successo della Lega e della nuova destra "sociale" italiana.
Probabilmente, proprio l'offerta indistinta di protezione sociale ai cittadini era stato uno dei temi principali che aveva indotto il Movimento 5 Stelle a tentare l'avventura del "contratto di governo" con la Lega di Salvini, anche perché fino ad allora il principale partito di sinistra, il Partito Democratico, aveva adottato, soprattutto durante il Governo Renzi ma anche prima a causa dei vincoli europei, una piattaforma politica progressista che sembrava trascurare le crescenti esigenze di protezione sociale dei cittadini.
Occorre evidenziare che sia il Movimento 5 Stelle che il Partito Democratico nel giro di poco più di un anno erano cambiati.
Il Movimento 5 Stelle dopo l’esperienza di governo e di collaborazione con la Lega era maturato sia sul piano istituzionale che politico. Nel Partito Democratico la sinistra tradizionale aveva ripreso il controllo della direzione del partito e le correnti più favorevoli al cosiddetto “libero mercato” e alla crescita economica si erano scisse fondando nuovi partiti.
L'allenza tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico nasceva quindi su basi molto diverse rispetto a quelle esistenti subito dopo le elezioni politiche del 2018.
Infatti, l'alleanza del Movimento 5 Stelle con il Partito Democratico nasceva attorno a un progetto politico, sicuramente forzato ma comunque libero dalle costrizioni e dalle ambiguità di un "contratto di governo" che aveva preteso di incasellare in uno schema rigido l'azione di governo e aveva messo il Presidente del Consiglio in una situazione che contrastava con la funzione assegnata dalla nostra Costituzione a questo ruolo.
Il Partito Democratico
Considerando solamente le mere convenienze elettorali di partito l’alleanza tra il M5S e il Partito Democratico sembrava tutta a vantaggio dei pentastellati. Tuttavia, il Partito Democratico non era nelle condizioni di poter rifiutare l’alleanza politica con il Movimento 5 Stelle.
Il tempismo del leader della Lega, Matteo Salvini, di provocare una crisi di governo in agosto aveva indotto il Partito Demcratico a scegliere una delle seguenti opzioni:
- consegnare il paese "chiavi in mano" alla nuova destra guidata da Salvini attraverso elezioni frettolose che, nelle more dell'approvazione della legge di bilancio, avrebbero avuto un esito sostanzialmente obbligato e quindi scarsamente democratico (sia per difficoltà organizzative quantomeno dei partiti minori sia per il venir meno del principio per cui il Parlamento andrebbe rinnovato ogni 5 anni e non ogni volta che conviene a un partito);
- promuovere un governo di transizione (tecnico o istituzionale) per andare al voto prima possibile ma presumibilmente dopo l'approvazione della legge di bilancio - anche in considerazione della delicata situazione economica del paese e di importanti scadenze relative a impegni con l'UE - rischiando così di alimentare ulteriormente la deriva populista cavalcata dalla Lega di Salvini che avrebbe propagandato un eventuale governo tecnico come una limitazione della sovranità popolare;
- accettare l'accordo politico con il Movimento 5 Stelle per provare a costruire un'alleanza di lunga durata nella speranza che le pulsioni populiste dei pentastellati fossero realmente ridimensionate dall'esperienza di governo con la Lega e che la nuova maggioranza giallo rossa fosse effettivamente in grado di portare a compimento almeno alcune delle riforme indispensabili per il paese.
Ovviamente, la scelta di quest'ultima opzione non fu indolore per il Partito Democratico che accettando di entrare in una maggioranza parlamentare guidata dal Movimento 5 Stelle rivitalizzò immediatamente i pentastellati, creò ulteriori lacerazioni interne e pose le basi per altri cambiamenti che sarebbero avvenuti nel polo di sinistra.
Infatti, l'alleanza con il Movimento 5 Stelle suggellò la fine del Partito Democratico come luogo ideale di convivenza tra l'eredità delle sinistre tradizionali e l'eredità dei partiti moderati che in passato, quando la destra e la sinistra erano considerate estreme, si collocavano al centro. La saldatura tra il M5S e il PD su diversi temi cari alla sinistra più tradizionale determinò all'interno del Partito Democratico la marginalizzazione delle correnti politiche più progressiste e orientate a favorire le dinamiche di mercato come volano della crescita economica.
Italia Viva
Italia Viva è il nuovo soggetto politico guidato da Matteo Renzi, fondato il 18 settembre 2019 dopo la scissione di un gruppo di parlamentari dal Partito Democratico e a distanza di un paio di settimane dal giuramento del Governo Conte bis.
In un contesto politico dove la protezione sociale dei cittadini da parte dello Stato - anche se in forme e con destinatari diversi - sembrò essere l’unica priorità, si era improvvisamente accresciuto lo spazio per una nuova offerta politica che puntasse alla soluzione dei problemi dei cittadini attraverso l’innovazione tecnologica e organizzativa, ovvero attraverso la costruzione di un contesto sociale ed economico nel quale la protezione sociale non fosse erogata solamente dallo Stato in forma diretta ma anche indirettamente valorizzando, ad esempio, il dinamismo delle imprese private e la capacità del sistema Italia di competere nei mercati globali.
In estrema sintesi, la situazione politica italiana sembrò polarizzarsi con una destra sociale da una parte e una sinistra più attenta al sociale dall’altra lasciando libero il campo per politiche pragmatiche orientate al mercato e alla crescita economica. Ed è in questa direzione che si mossero Carlo Calenda, prima, e Matteo Renzi, subito dopo la formazione del Governo Conte bis.
Le neonate formazioni politiche stavano occupando lo spazio lasciato vuoto dal centrodestra liberale e dalla componente progressista del Partito Democratico, un campo politico dove era rimasta solamente Forza Italia che, oltre a essere stata sempre un pò ambigua sui alcuni temi economici, era ormai isolata e in crisi.
In effetti, la crescita economica avrebbe dovuto essere la priorità per qualsiasi governo, poiché senza una crescita economica sostenuta, ovvero senza migliorare le capacità del sistema paese di competere in un contesto globalizzato, la protezione sociale dei cittadini da parte dello Stato non sarebbe potuta durare a lungo. Senza una crescita economica sostenuta le risorse pubbliche, già insufficienti per venire incontro a tutte le richieste dei cittadini, sarebbero diminuite progressivamente.