L'evoluzione della situazione politica italiana dopo il Governo Conte I
Per un quinquennio o poco più la politica italiana aveva dovuto confrontarsi con un sistema dei partiti tripolare, almeno fino alla formazione del Governo Conte che mise in discussione questo assetto. Il Movimento 5 Stelle, investito della responsabilità di essere il primo partito del paese, aveva preso coscienza che il punto di arrivo della forma di governo parlamentare era la formazione di una maggioranza e di una opposizione per cui la collaborazione con le altre forze politiche era diventata ineludibile. Ma nonostante la formazione del governo Conte, tra l’altro caratterizzato dal ruolo anomalo del Presidente del Consiglio, l’assetto politico del sistema dei partiti restava ancora confusamente tripolare, con il Movimento 5 Stelle e la Lega che costituivano la maggioranza parlamentare, Forza Italia e Fratelli d’Italia che costituivano la coalizione di centrodestra che però si trovava in uno stato di sospensione e, infine, la coalizione di centrosinistra. Una situazione politica intrinsecamente instabile che prima o poi sarebbe dovuta maturare ed evolvere, o eventualmente regredire.
La situazione politica italiana dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018 fino alla crisi del Governo Conte I (20 agosto 2019) è stata piuttosto confusa. Il sistema dei partiti tripolare affermatosi con le elezioni politiche del 2013 raggiunse il suo apice con le elezioni politiche del 2018, ma successivamente iniziò a sfaldarsi incamminandosi verso lo schema bipolare.
Come illustrato nella situazione politica italiana tra il 2013 e il 2018, fino alle elezioni del 4 Marzo i tre poli politici erano così costituiti:
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il centrodestra, la cui principale forza politica era Forza Italia;
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il centrosinistra guidato dal Partito Democratico;
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il Movimento 5 Stelle.
Le elezioni politiche del 4 Marzo 2018 in parte confermarono e in parte mutarono questo scenario politico:
- confermarono, anzi accentuarono, lo schema tripolare con il Movimento 5 Stelle che diventò il primo partito italiano e superò di gran lunga la coalizione di centrosinistra.
- determinarono un cambiamento sostanziale nel centrodestra, con l'ambigua affermazione della leadership della Lega, guidata da Matteo Salvini, all'interno della coalizione.
L'ambiguità che caratterizzava la leadership del centrodestra era data dalla strategia di alleanze perseguita dalla Lega, che a livello locale era saldamente inserita nella coalizione di centrodestra mentre a livello nazionale era alleata con il Movimento 5 Stelle, nonostante avesse partecipato alle elezioni politiche 2018 come parte integrante della coalizione di governo del centrodestra.
Infatti il quadro politico italiano, già di per sé complesso, si complicò ulteriormente quando Movimento 5 Stelle e Lega decisero di costituire una maggioranza parlamentare per formare e sostenere il Governo Conte e, successivamente, quando durante l'azione di governo Salvini e la Lega mostrarono una maggiore solidità rispetto a Di Maio e al Movimento 5 Stelle.
In effetti, il successo politico della Lega appariva spropositato se rapportato al suo risultato elettorale. Infatti, la Lega con le elezioni politiche 2018 aveva conquistato sia la leadership del centrodestra (con il 17% circa dei consensi a fronte del 14% circa di Forza Italia), sia la possibilità di stipulare un contratto di governo con il Movimento 5 Stelle su base paritaria nonostante il M5S avesse raccolto quasi il doppio dei voti (32%).
Nella trattativa di governo con il Movimento 5 Stelle, la Lega aveva potuto far leva sulla vittoria relativa dell'intera coalizione di centrodestra, che aveva totalizzato il 37% circa dei voti, capitalizzando così per proprio conto il consenso elettorale dell'intera coalizione. Ma questa capitalizzazione del consenso era continuata anche successivamente con le varie elezioni amministrative regionali, dove la Lega si era presentata con il centrodestra unito ed era stata premiata.
Inoltre, Matteo Salvini, in qualità di capo politico di una componente fondamentale della maggioranza di governo, nonché Ministro dell'interno del Governo Conte e vicepresidente del Consiglio (assieme a Luigi Di Maio), riuscì a volgere a proprio favore anche il consenso generato dall'azione di governo, soprattutto attraverso la controversa gestione delle politiche sull'immigrazione.
Così come accaduto nei rapporti con la coalizione di centrodestra, la Lega sembrava vincente anche nei rapporti con l'alleato di governo poiché nel corso dell'azione di governo cannibalizzò il Movimento 5 Stelle, o almeno questo è quello che risultava dai sondaggi elettorali e da una lettura in chiave politica delle elezioni regionali.
Se i risultati delle elezioni politiche 2018 avevano segnato l'apoteosi del sistema dei partiti tripolare nato nel 2013, la formazione di una maggioranza parlamentare composta dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega per sostenere il Governo Conte e la successiva evoluzione dell'azione di governo segnarono l'inizio dello sfaldamento del sistema tripolare.
Poiché il Movimento 5 Stelle sembrava di fatto essere confluito sulle posizioni della nuova destra e della piattaforma politica imposta dalla Lega attraverso scelte politiche determinanti come ad esempio sull'immigrazione, si avviò verso una consistente perdita di consenso politico in quanto fu percepito dagli elettori come un partito meno deciso e determinato rispetto alla Lega di Salvini.
A questa dinamica politica interna alla maggioranza parlamentare faceva da contraltare la dinamica delle forze politiche appartenenti al centrodestra e al centrosinistra tradizionali. Mentre il centrosinistra, e in particolare il Partito Democratico, sembrava aver fermato l'emorragia di voti avvenuta con le elezioni politiche 2018 e sembrava nelle condizioni di poter recuperare ulteriore consenso nelle successive tornate elettorali, il centrodestra si trovava in una situazione di stallo, in attesa delle decisioni politiche della Lega che sarebbe potuta tornare a consolidare la coalizione di centrodestra anche a livello nazionale.
Qualora la Lega avesse deciso di procedere in un percorso politico autonomo rispetto alla coalizione di centrodestra avrebbe potuto probabilmente contare sulla collaborazione di Fratelli d’Italia che aveva una piattaforma politica simile e che, infatti, nel voto di fiducia al governo Conte si era astenuto.
Qualora la Lega fosse tornata a supportare la coalizione di centrodestra anche a livello nazionale avrebbe, invece, dovuto tener conto della piattaforma politica di Forza Italia che restava molto diversa, quasi opposta, a quella della Lega, per cui non sarebbe stato affatto scontato che l’elettorato moderato fosse disposto a digerire una destra a trazione leghista con una piattaforma politica sovranista.
In estrema sintesi, durante il Governo Conte la situazione politica italiana è stata confusa e in divenire.
Confusa perché alcune forze politiche erano ancora indecise su quale piattaforma politica adottare definitivamente, verso quale direzione muoversi o se eventualmente tornare sui propri passi.
In divenire perché la situazione politica non era sostenibile a tempo indeterminato, ovvero gli equilibri politici erano precari e prima o poi avrebbero dovuto necessariamente evolversi in una direzione piuttosto che in un'altra.
Al quadro strettamente politico si aggiungeva poi il quadro dei risultati economici del Governo Conte, che apparivano alquanto negativi, soprattutto in prospettiva, per cui i problemi di crescita assente o addirittura negativa, di equilibrio delle finanze pubbliche e di credibilità a livello internazionale avrebbero potuto contribuire a far saltare gli equilibri della compagine governativa nell'autunno 2019, quando sarebbe stato necessario varare le misure economiche per la legge di bilancio.
Nel frattempo, l'attenzione dei commentatori politici era rivolta alla data del 26 maggio 2019, ovvero alle elezioni europee che avrebbero potuto rappresentare un test importante anche per la situazione politica nazionale.
Le elezioni europee avrebbero potuto determinare un'accelerazione dei cambiamenti nella situazione politica italiana in funzione delle strategie e dei risultati elettorali dei principali partiti politici.
In estrema sintesi, i risultati elettorali delle elezioni europee avrebbero potuto contribuire a dare risposte ai principali interrogativi che erano rimasti sottotraccia durante il Governo Conte:
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Che farà la Lega? Costruirà la nuova destra italiana senza Forza Italia oppure tornerà nell'alveo del centrodestra tradizionale scendendo a patti con l'ingombrante eredità della destra liberale, teoricamente neo-liberista ma nei fatti conservatrice di Berlusconi?
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Che farà Forza Italia? Si appiattirà sulle posizioni della nuova destra sociale e sovranista di Salvini oppure lotterà per condizionarne la linea politica nell'ambito della coalizione di centrodestra? E qualora non ci riuscisse, potrebbe opporsi concretamente alla Lega di Salvini?
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Che farà il Movimento 5 Stelle? Si appiattirà forse opportunisticamente sulle posizioni di destra della Lega oppure tenterà di rifondare la sua identità su una piattaforma politica di sinistra? Oppure tornerà in bilico sperando che la sinistra non riesca a mettere in piedi un'innovativa piattaforma politica che sia in grado di fagocitarli a sinistra così come la Lega era riuscita a fare a destra?
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Che faranno il Partito Democratico e le sinistre? Riusciranno a elaborare un'innovativa piattaforma politica di sinistra in grado di fermare i conflitti interni e di far convivere in un unico progetto politico la crescita economica con l'evoluzione del mercato del lavoro e la protezione sociale dei cittadini ovvero la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico con forme innovative di distribuzione della ricchezza - abbandonando gli ormai velleitari tentativi di difendere il mercato del lavoro con la strumentazione ideologica del '900 - oppure continueranno a lacerarsi in nome di un'identità di sinistra che non riescono a far convivere con la crisi del mercato del lavoro?