Ordine pubblico e sicurezza

Per preservare l’ordine pubblico e garantire la sicurezza della popolazione sono spesso necessarie norme che limitano la libertà e i diritti dei cittadini. Per quanto riguarda le norme sempre in vigore, le moderne democrazie hanno dovuto stabilire dei compromessi tra le liberta e i diritti individuali e le esigenze della collettività e della gestione operativa nelle varie situazioni, almeno in teoria. Nelle situazioni reali, infatti, può sempre accadere che si verifichino eccessi (con conseguente violazione dei diritti e delle libertà) o omissioni (con conseguente aumento del rischio per la collettività) da parte dei soggetti proposti alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. Per quanto riguarda, invece, le norme straordinarie, temporanee o di emergenza, la situazione è spesso complicata dalle reazioni dell’opinione pubblica. Infatti, se per un verso un po' di diffidenza da parte della popolazione può essere giustificata, poiché nelle cosiddette democrazie di facciata l’emergenza è stata tradizionalmente utilizzata come pretesto per imporre stabilmente limitazioni alle libertà e controlli sulla popolazione e sugli oppositori politici, per l’altro verso parte della popolazione delle moderne democrazie tende a esagerare con le critiche, poiché è diventata insofferente a qualsiasi forma di limitazione delle libertà e dei diritti individuali indipendemente dagli scopi, dimenticando che democrazia non vuol dire anarchia. In questo contesto di sentimenti conflittuali, si innestano poi gli eventuali errori normativi e una probabile maggiore frequenza di eccessi e omissioni dovuti al carattere emergenziale o straordinario di questi interventi.

Sorveglianza - simbolo

Nelle discussioni politiche per ordine pubblico si intende la conservazione della pace sociale e della sicurezza collettiva, una estensione del concetto giuridico di ordine pubblico.

Il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza è esercitato essenzialmente dalla funzione di governo e da quella amministrativa, quando con azioni pratiche e sostanziali tutelano quei principi etici e politici ritenuti fondamentali per l'esistenza stessa dell'ordinamento e per la realizzazione dei fini dello Stato.

Le attività per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza possono essere svolte direttamente, ad esempio quando i sindaci di concerto con le prefetture chiedono l'attivazione delle forze di polizia coordinate dal Ministero degli interni, o indirettamente quando i vari organi amministrativi esercitano la vigilanza e il controllo sull'attività dei singoli e delle associazioni.

Sebbene in uno Stato di diritto gli interventi per prevenire le potenziali minacce o per reprimere le turbative all'ordine pubblico e alla sicurezza debbano essere affettuati nell'alveo di specifiche leggi dello Stato, il carattere cogente delle norme d'ordine pubblico comporta un potere discrezionale (viariabile in base alle circostanze) degli organi preposti all'intervento, che ad esempio possono scegliere autonomamente quali sono, tra quelli consentiti, i mezzi più idonei al perseguimento dell'obiettivo.

Il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza può sembrare un tema banale ma in realtà si tratta di un problema politico molto delicato dai risvolti addirittura inquietanti.

Sembra un tema politico banale poiché il bisogno di sicurezza è connaturato all'essere umano mentre la richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini appare tutto sommato sempre condivisibile.

Si tratta in realtà di un tema molto delicato perché:

  • i modi e i mezzi potenzialmente utilizzabili per soddisfare il bisogno di ordine pubblico e sicurezza dei cittadini possono determinare dei rischi per i diritti e le libertà;
  • il bisogno di sicurezza può essere alimentato artificialmente e strumentalizzato per secondi fini, adombrando risvolti politici inquietanti.

La percezione del senso di insicurezza nella società moderna è notevolmente aumentata con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, a causa dei condizionamenti psicologici generati dal flusso continuo di notizie che la crescente globalizzazione riverbera su scala planetaria. Viviamo ormai in un villaggio globale, come lo ha definito efficacemente Marshall McLuhan con un ossimoro, che annulla il tempo e le distanze, per cui quello che accade da qualche altra parte sembra invece molto vicino ed è quindi in grado di generare più facilmente reazioni emotive.

A questo si aggiunge il meccanismo perverso della spasmodica competizione tra i media che, per catturare l'attenzione di persone sempre più distratte dal flusso continuo di notizie, non esitano a evidenziare e analizzare morbosamente i peggiori fatti di cronaca.

Indipendentemente dai rischi reali, più è alta la percezione del senso di insicurezza nella società, maggiore sarà la domanda di ordine pubblico e sicurezza sia in termini numerici (ovvero quanta parte della popolazione la chiede) che qualitativi (ovvero riguardo l'ampiezza e l'incisività delle possibili soluzioni). In altre parole, più la popolazione è esasperata più e facile che possa accettare disagi e limitazioni della libertà purché vengano garantiti l'ordine pubblico e la sicurezza.

Nel corso della storia gli Stati autoritari, ma anche quelli democratici in nome della ragion di Stato, hanno approfittato di questo meccanismo di psicologia delle masse per perseguire i propri fini. Prima si insinua insicurezza nella popolazione, ad esempio con campagne mediatiche tese a esasperare gli effetti provocati dalla diffusione di notizie negative o addirittura favorendo la disfunzione dei sistemi di prevenzione della criminalità non organizzata e della devianza sociale. Dopo che il senso di insicurezza ha pervaso la popolazione, si attende e si stimola una reazione di massa strumentalizzandola, ad esempio, per tentare di instaurare un regime autoritario o inasprire una repressione o far accettare alla popolazione scelte politiche che in condizioni normali mai avrebbe avallato.

Una forma di condizionamento più subdolo, sempre incentrato sul bisogno di sicurezza della popolazione e attuato anche in alcune democrazie occidentali, è la cosiddetta strategia della tensione, la quale sfrutta la reazione emotiva delle masse al senso di insicurezza generato da gravi attentati terroristici o clamorose azioni della criminalità organizzata. La strategia della tensione consiste nel favorire una grave turbativa dell'ordine pubblico in grado di spaventare la popolazione e, quindi, suscitare una reazione emotiva delle masse, ad esempio, per destabilizzare la situazione politica di un paese. La strategia della tensione può avere diversi obiettivi a seconda del contesto in cui opera, tra cui: smorzare i conflitti sociali ammansendo la popolazione, rendere l'opinione pubblica insicura nei confronti di eventuali cambiamenti e quindi rassegnata allo status quo, imporre una svolta politica reazionaria, distrarre l'opinione pubblica da altri eventi politicamente rilevanti.

Oltre ai rischi di strumentalizzazione del bisogno di sicurezza o più propriamente delle reazioni della popolazione al senso di insicurezza, anche i modi ed i mezzi con cui si garantisce l'ordine pubblico possono diventare pericolosi per le libertà individuali del cittadino.

Infatti, sebbene le convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo e la Costituzione italiana tutelino, ad esempio, il diritto a non essere intercettati o perquisiti senza una autorizzazione giudiziaria, il diritto alla libera circolazione sul territorio nazionale, il diritto alla libertà di manifestazione e di protesta, il diritto dei manifestanti nonché dei detenuti a non subire violenze fisiche e morali da parte delle forze dell'ordine, durante le attività di mantenimento o di repressione delle turbative dell'ordine pubblico le forze dell'ordine possono agire in deroga alle tutele normalmente attive in situazioni di normalità o addirittura ledere alcuni di questi diritti a causa di eccessi ed errori, ad esempio come accaduto nel 2001 durante il G8 di Genova.

In sostanza, allargando la finestra giuridica e le situazioni in cui è possibile esercitare interventi discrezionali volti al mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza diventa di fatto possibile limitare le libertà individuali dei cittadini anche nel contesto di uno Stato di diritto. Si tratta di un tema molto attuale, in particolare dopo gli attentati terroristici di matrice islamista, poiché i controlli che le istituzioni, inclusi i servizi segreti, possono esercitare sulla popolazione anche attraverso i nuovi strumenti tecnologici al fine di prevenire attentati o, più in generale, di mantenere l'ordine pubblico e la sicurezza pongono seri problemi di rispetto dei diritti e dei principi democratici.

Si pone un problema di democrazia sia per le limitazioni ed i controlli a cui la cittadinanza è sottoposta durante le operazioni di prevenzione (ad esempio, negli aeroporti), sia per la necessità di stabilire con esattezza chi nell'ordinamento democratico è deputato a controllare il controllore.

Infatti, la raccolta di dati e informazioni sui cittadini, durante le attività di intelligence e di prevenzione per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza, comporta la necessità di esercitare un controllo stringente sui soggetti che svolgono queste attività, di verificare l'adeguatezza e la pertinenza delle informazioni raccolte, di garantire la riservatezza e la sicurezza dei dati, di impedire un eventuale uso distorto o strumentale di queste informazioni.

Il rischio è che gli strumenti di intelligence utilizzati per la prevenzione possano essi stessi diventare un problema di sicurezza (si veda, a titolo di esempio, lo Scandalo Telecom-Sismi o i presunti rapporti tra servizi segreti italiani e criminalità).

Il tema della riservatezza e della sicurezza dei dati sui cittadini è tuttavia un problema più ampio che ormai, grazie alla diffusione dei nuovi strumenti di comunicazione e di servizi online, riguarda tutti i cittadini. Poiché questi nuovi strumenti potrebbero essere utilizzati anche per commettere reati contro l'ordine pubblico (ad esempio, i sistemi dei singoli cittadini potrebbero essere utilizzati attraverso intrusioni informatiche come teste di ponte per attacchi informatici su vasta scala al fine di provocare interruzioni di servizio e danni a sistemi e banche dati pubbliche e private), il tema della prevenzione dei reati informatici e della sicurezza dei sistemi e delle reti di telecomunicazione è diventato un problema di ordine pubblico da non sottovalutare, che in Italia è stato affrontato potenziando le competenze della polizia postale.

Anche per le criticità elencate, garantire l'ordine pubblico e la sicurezza sul territorio nazionale è uno dei compiti fondamentali che spetta esclusivamente allo Stato e nello specifico alle istituzioni appositamente predisposte, per cui anche l'intervento di corpi diversi, ad esempio le forze armate, deve essere gestito ed organizzato con cautela.

Non è quindi consigliabile delegare l'ordine pubblico e la sicurezza a istituzioni private o addirittura agli stessi cittadini, come provocatoriamente proposto da alcune forze politiche che hanno organizzato ronde di cittadini finalizzate al controllo del territorio e alla prevenzione di episodi di piccola criminalità, infiammando il dibattito politico italiano.

Parimenti, anche alcuni episodi di cronaca che hanno messo in dicussione il reato di eccesso colposo di legittima difesa, nonché i potenziali problemi di sicurezza posti dall'immigrazione clandestina, hanno più volte riaperto la discussione sul tema dell'ordine pubblico e della sicurezza, che assieme al lavoro e alle tasse, è uno degli argomenti più sfruttati dalle forze politiche per accrescere il consenso in particolare durante le campagne elettorali.

Nonostante tutte le criticità, la presenza dello Stato e delle forze di polizia a presidio del territorio resta uno degli strumenti fondamentali per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza, per prevenire i fenomeni di devianza generati dal disagio sociale e la diffusione della criminalità non organizzata, per favorire il rispetto della legalità. Occorre, tuttavia, non lasciarsi condizionare troppo dagli eventi di cronaca nera e mantenere sempre un approccio prudente e razionale al tema dell'ordine pubblico e della sicurezza.

Riferimenti

Istituzioni

Normativa base