Istruzione e formazione
Il tema dell’istruzione e della formazione abbraccia tutto il sistema formativo, pubblico e privato, che include: l’istruzione prescolastica, la scuola primaria o elementare, l’istruzione secondaria di primo e secondo grado (scuola media e scuole superiori), l’istruzione universitaria e il variegato mondo della formazione professionale iniziale e continua.
Il concetto di formazione include sia l'educazione nel senso etimologico del termine, cioè lo sviluppo di attitudini e facoltà mentali, sociali e comportamentali dell'individuo, sia l'istruzione intesa come trasmissione dei saperi, cioè apprendimento di nozioni, attraverso l'insegnamento.
Il sistema formativo è quindi d'importanza fondamentale in ogni società poiché contribuisce in modo rilevante alla trasmissione della cultura, alla sua evoluzione e diffusione in tutti gli strati sociali, all'accrescimento delle capacità individuali dei cittadini e dell'intera società, alla elaborazione e all'apprendimento delle conoscenze teoriche e tecniche da impiegare in campo professionale.
Istruzione e democrazia
Il sistema formativo forgia le generazioni future esercitando un'azione di condizionamento che tende a uniformare la società civile. Questa caratteristica del sistema formativo assume una rilevanza positiva, ad esempio, per la coesione sociale, per l'esercizio della democrazia, per le politiche di immigrazione e integrazione; tuttavia questa caratteristica ha anche un rovescio della medaglia poiché nel corso della storia il sistema formativo è stato spesso utilizzato come un potente strumento di condizionamento delle masse dai regimi totalitari.
Proprio perché attraverso il sistema educativo lo Stato può arrivare a condizionare gli atteggiamenti, le idee ed il modo di pensare delle generazioni future e dell'intera società, nei paesi democratici accanto al diritto all'istruzione (che consente all'individuo di elevarsi ad una migliore condizione, culturale, sociale ed economica) è anche sancito il diritto alla libertà d'insegnamento e l'autonomia delle istituzioni scolastiche, al il fine di mettere il sistema educativo al riparo da eventuali strumentalizzazioni da parte del potere politico.
Il tema dell'istruzione ha quindi una forte rilevanza politica essendo la diffusione della cultura alla base di qualsiasi ordinamento democratico.
Istruzione e sviluppo tecnologico
Oltre alla funzione educativa il sistema formativo, innalzando il livello delle conoscenze e diffondendo il sapere, costituisce il volano dello sviluppo tecnologico e scientifico della società. In questo contesto l'istruzione e la formazione hanno un ruolo strategico per lo sviluppo economico poiché determinano la crescita cognitiva dell'individuo, l'acquisizione di competenze da impiegare sia sul piano personale che professionale, la formazione di capacità intellettive e risorse umane in grado di spingere la ricerca e l'innovazione tecnologica oltre i limiti del presente.
Il tema dell'istruzione e della formazione ha quindi una forte valenza economica, poiché lo sviluppo tecnologico è un importante fattore di competitività in particolare per le economie mature.
Istruzione e lavoro
In linea di massima il sistema formativo italiano è considerato tra i migliori per quanto riguarda la formazione in senso lato, infatti i ricercatori italiani sono generalmente molto apprezzati.
Tuttavia, sul piano della mera istruzione il sistema presenta alcune lacune in particolare per quanto riguarda la trasmissione delle conoscenze tecniche e la formazione professionale che troppo spesso non è in grado di intercettare le esigenze del mercato del lavoro, nè di riqualificare efficacemente i lavoratori.
L'inefficacia della formazione professionale si associa alla distanza apparentemente incolmabile tra il mondo della scuola in generale e quello del lavoro.
Si rimprovera al sistema formativo italiano nel suo complesso di non essere all'altezza dei sistemi formativi di altri paesi, in particolare europei, dove la scuola provvede a un'adeguata preparazione "pronta all'uso" per l'ingresso nel mondo del lavoro e dove la formazione professionale riesce ad intercettare l'offerta di lavoro e a riqualificare adeguatamente i lavoratori in difficoltà.
In altre parole, rispetto ai sistemi di formazione di stampo anglosassone, quello italiano forma giovani generalmente meglio acculturati, ma carenti di preparazione specifica. Infatti, la preparazione scolastica dei giovani non è sufficiente per entrare nel mondo del lavoro, non è finalizzata. Generalmente, la formazione presso aziende o attraverso corsi professionali e master non viene inserita nel percorso scolastico e quando lo è, spesso non è adeguata.
Per quanto riguarda la scuola in generale, si tratta di una problematica che coinvolge sia le materie di studio, che le modalità d'insegnamento, oltre alle caratteristiche degli stessi insegnanti che per la maggior parte sono culturalmente troppo distanti dal mondo delle attività produttive.
Indipendentemente dal livello di istruzione (dagli istituti professionali alle università), qualsiasi ciclo di studi dovrebbe concludersi con un progressivo avvicinamento al mondo delle attività produttive o quantomeno all'utilizzo pratico delle conoscenze acquisite durante il percorso di formazione, affinché queste siano spendibili nel marcato del lavoro. Il sistema scolastico italiano, invece, troppo spesso si limita a una formazione generica o fine a se stessa, scarsamente utilizzabile fuori dell'ambito accademico.
La formazione professionale
Il variegato mondo della formazione professionale non è efficace, né efficiente, essendo molto frammentato poiché gestito in gran parte dalle regioni.
Il sistema di formazione dei giovani che si accostano per la prima volta al mondo del lavoro non riesce ad adattarsi velocemente ai mutamenti delle richieste del mercato. La formazione professionale iniziale sembra essere sempre un passo indietro rispetto alle reali esigenze delle aziende, probabilmente corresponsabili di una mancata programmazione delle esigenze di medio lungo periodo.
Parimenti, il sistema formativo responsabile dell'aggiornamento e della riqualificazione dei lavoratori, o del personale espulso dal mercato del lavoro, risente di una programmazione dei reali bisogni aziendali carente o assente. Il sistema della formazione professionale continua generalmente non riesce a far ottenere ai lavoratori migliori condizioni di lavoro o avanzamenti di carriera, nè a reinserire i disoccupati nel mercato del lavoro, probabilmente anche a causa dell'organizzazione dei corsi di formazione affidata a enti terzi che perseguono obiettivi parzialmente diversi.
Gran parte della formazione professionale è infatti finanziata da fondi (ad es. il Fondo Sociale Europeo), erogati attraverso bandi cui partecipano gli enti di formazione accreditati dalle regioni. In estrema sintesi, si genera una competizione tra enti accreditati il cui obiettivo primario diventa vincere il bando, mentre l'obiettivo perseguito dal bando passa in secondo piano.
Prima, i redattori del bando devono tradurre le esigenze formative delle aziende in un bando di gara che, poi, gli enti di formazione devono interpretare e tradurre in specifici corsi di formazione. Il risultato è che mentre sulla carta tutto sembra funzionare, nella pratica occorre spesso constatare il mancato raggiungimento degli obiettivi per cui era stato predisposto il bando.
Il settore della formazione professionale, infine, risulta completamente scollegato dalle Agenzie per il lavoro e dai Centri per l'impiego (gli uffici della pubblica amministrazione a cui è demandata la gestione del mercato del lavoro a livello locale) che, invece, potrebbero essere di grande utilità nel rilevare le effettive esigenze di formazione delle aziende sul territorio.
Istruzione e riforme
Il settore dell'istruzione é stato recentemente innovato dalla riforma "La Buona scuola", iniziata nel 2014 dal Governo Renzi e dal Ministro Stefania Giannini, promulgata con la legge delega n. 107 del 13 luglio 2015 (Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti.) e portata a compimento il 7 aprile 2017 con l'approvazione di 8 decreti attuativi (Dlgs 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66) dal Governo Gentiloni e dal Ministro Valeria Fedeli.
Si tratta dell'ennesima riforma della scuola, dopo la riforma Moratti del 2003 e la riforma Gelmini varata con una serie di provvedimenti legislativi tra il 2008 e il 2010.
Tutte le riforme sono state aspramente criticate dai sindacati che sostanzialmente hanno accusato i governi in carica di voler attuare un depotenziamento della scuola pubblica per favorire le scuole private. Durissima anche la contestazione alla riforma "La Buona scuola" nonostante promossa dal Partito Democratico che è una forza politica tradizionalmente vicina ai sindacati. Nella sostanza, l'opposizione a qualsiasi tentativo di riforma sembra, da una parte il frutto di un atteggiamento ormai consolidato del settore pubblico di opposizione a qualsiasi cambiamento, dall'altra la conseguenza di un retaggio politico presente soprattuto nei sindacati di sinistra, che interpretano qualsiasi intervento del governo sulla scuola come un attacco all'indipendenza delle istituzioni scolastiche vissute come un baluardo contro l'invadenza del potere politico.
Gli effetti dell'ultima riforma devono ancora essere verificati, ma certamente la scuola avrebbe bisogno, ad esempio, di migliorare la qualità dell'insegnamento e degli insegnanti e restituire loro un ruolo di maggiore peso, anche sotto l'aspetto economico, nel quadro di una valorizzazione del ruolo dell'istruzione nella società moderna sempre più tecnologica e globalizzata.
Tra le inizitive del Governo Renzi occorre anche annoverare e seguire l'evolversi del programma di edilizia scolastica, diretto a garantire sia la realizzazione di nuove strutture in sostituzione del vecchio e decadente patrimonio immobiliare, sia la verifica e l'adeguamento sismico delle strutture edilizie esistenti in particolare dopo i recenti terremoti che hanno colpito diverse zone del paese.
Sarebbe infine auspicabile una nuova riforma dell'istruzione universitaria dove persistono diverse disfunzioni come, ad esempio, la scarsa trasparenza del percorso di carriera dei docenti, l'inadeguata organizzazione delle risorse didattiche con lo sfruttamento dei ricercatori e del lavoro precario, il sovraffollamento di alcune facoltà e la sostanziale inutilità di altre. Su questi e altri problemi degli atenei la discussione tra potere politico e docenti universitari è ancora aperta e appare piuttosto conflittuale.
Riferimenti
- Istruzione in Italia
- Formazione professionale
- Legge 107 sulla Buona Scuola | Cos'è e Cosa prevede la normativa
- 'Università, altro che merito. E' tutto truccato Vi racconto come funziona nei nostri atenei'
- Come sta l’università italiana?
- Università, ora è ufficiale: alcune lauree sono inutili
- Unione Europea - Istruzione, formazione e gioventù
- Education GPS, OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)