Vincitori e vinti delle elezioni europee 2019

Periodo di riferimento: 2019
Prima delle elezioni europee del 2019 si temeva una forte avanzata delle forze politiche sovraniste che avrebbero potuto interrompere o rallentare il processo di integrazione europea. Tuttavia, la crescita delle forze politiche sovraniste all’interno del Parlamento Europeo fu inferiore alle aspettative e alle proiezioni dei sondaggi. Gli equilibri politici nel Parlamento Europeo non risultarono stravolti da queste elezioni, ma la crescita di consenso delle forze politiche sovraniste all’interno di alcuni paesi, tra cui l’Italia, fu consistente e determinò importanti conseguenze sul piano della politica interna.

Cronaca politica

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento dell'Unione Europea non stravolsero gli equilibri dell'assemblea legislativa europea ma determinarono un importante cambiamento politico in Italia, dove la Lega stravinse le elezioni diventando il primo partito italiano, mentre il Movimento 5 Stelle subì una pesante sconfitta e fu superato anche dal Partito Democratico.

Unione Europea

L'avanzata dei partiti sovranisti all'interno dell'Europarlamento fu meno rilevante di quanto si temesse alla vigilia delle elezioni. La maggioranza politica nel Parlamento Europeo divenne più variegata e i partiti europeisti promossero un accordo più ampio per l'evoluzione dell'Unione Europea.

Inoltre, la crescita nell'opposizione dell'Europarlamento dei partiti politici sovranisti o euroscettici ebbe l'effetto di compattare le forze politiche più europeiste interessate ad accelerare l'integrazione europea e contribuì anche a evidenziare la necessità di prestare maggiore attenzione alle fasce sociali più svantaggiate dei paesi membri.

In alcuni Stati europei, in particolare in Francia e in Italia (senza considerare il Regno Unito per via della Brexit), le elezioni europee consegnarono la vittoria ai partiti sovranisti o euroscettici. Tuttavia, poiché le elezioni europee non determinano alcun cambiamento nei Parlamenti degli Stati membri, l'influenza che gli Stati a trazione politica sovranista avrebbero potuto esercitare sugli equilibri geopolitici interni all'Unione Europea e sulle istituzioni UE rappresentative dei governi nazionali (il Consiglio d'Europa e il Consiglio europeo) sarebbe stata molto limitata, almeno fino a quando i partiti sovranisti non fossero riusciti a vincere le elezioni politiche nazionali.

Inoltre, negli anni seguenti gli Stati a guida sovranista avrebbero dovuto confrontarsi con il problema della crescente e invadente influenza delle grandi potenze economiche e militari più o meno ostili a un'Europa unita. Come dimostrato dagli avvenimenti che avevano causato la crisi del governo austriaco, il sovranismo nazionale era sempre più esposto ai rischi di influenza e di ingerenza di paesi, come ad esempio la Russia, che miravano a indebolire il potere negoziale dell'UE.

La competizione economica internazionale (come ad esempio la guerra sui dazi tra Stati Uniti e Cina) e la crescente globalizzazione avevano indotto il sovranismo interno ai singoli Stati europei a confrontarsi con l'esigenza di garantire maggiore forza all'Unione Europea. Paradossalmente, l'assunzione di responsabilità di governo e la partecipazione dei partiti politici sovranisti alle decisioni in grado di influenzare gli equilibri geopolitici mondiali stava modificando la loro prospettiva politica che, precedentemente, era limitata esclusivamente alle questioni di politica interna dei singoli Stati membri.

In conclusione, la vittoria dei sovranisti e degli euroscettici alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo non si verificò e la loro avanzata (valutabile in un +10% circa) non cambiò in modo sostanziale gli equilibri politici delle istituzioni dell'Unione Europea. D'altro canto non ci fu la temuta sconfitta delle forze politiche europeiste, anche se gli equilibri all'interno di questo raggruppamento cambiarono.

La composizione del rinnovato Europarlamento (legislatura 2019-2024) è illustrata nel seguente grafico.

Composizione europarlamento 2019-2024

Italia

Per quanto riguarda l'Italia, invece, le ripercussioni determinate dal risultato delle elezioni europee 2019 sulla politica nazionale furono consistenti. Le elezioni europee 2019 furono vinte dalla Lega straripante di Matteo Salvini e aumentò anche il consenso nei confronti di Fratelli d'Italia (che adottava una piattaforma politica molto simile a quella della Lega).

Al contrario, il Movimento 5 Stelle subì una pesantissima sconfitta mentre il Partito Democratico recuperò posizioni e diventò il secondo partito italiano superando il Movimento 5 Stelle.

Il risultato italiano delle elezioni europee 2019 determinò un cambiamento degli equilibri politici interni alla maggioranza parlamentare e rischiò di condurre il paese a elezioni politiche anticipate.

In sostanza, il risultato elettorale delle europee aveva determinato una inversione dei rapporti di forza tra i partiti che componevano la maggioranza parlamentare (il governo) per quanto riguarda la distribuzione del consenso elettorale. Mentre la Lega aveva raddoppiato il suo consenso, quello del Movimento 5 Stelle era stato dimezzato.

Trattandosi di elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, questa diversa distribuzione del consenso elettorale, ovviamente non comportava variazioni sugli equilibri numerici della maggioranza in Parlamento. Tuttavia, le elezioni europee avevano alterato in modo sostanziale il quadro politico nazionale cambiando la situazione politica dei tre principali partiti italiani.

Il Partito Democratico

Alle elezioni europee il Partito Democratico era riuscito a superare il Movimento 5 Stelle ed era diventato la seconda forza politica del paese. Il PD aveva raggiunto l'importante soglia psicologica del 20% e aveva riconquistato il ruolo di opposizione credibile contro l'avanzata della Lega e della nuova destra. Il Partito Democratico aveva in sostanza riacquistato la leadership politica, che era stata messa in discussione da più parti, del polo di sinistra.

La Lega

Forte del grande successo nelle elezioni europee la Lega avrebbe potuto approfittare del momento politico favorevole per conquistare il maggior numero di seggi nel Parlamento italiano, attraverso elezioni politiche anticipate, oppure avrebbe potuto imporre con ancora maggior forza il suo programma di governo al Movimento 5 Stelle. Evidentemente le due opzioni non erano mutualmente esclusive ma si rafforzavano a vicenda. In ogni caso, era ormai evidente che la Lega non si sarebbe lasciata bloccare o logorare nella sua azione dal cosiddetto "contratto di governo" stipulato con il Movimento 5 Stelle.

Il contratto di governo

Il Movimento 5 Stelle, probabilmente condizionato dai suoi pregiudizi sui partiti e sulla professionalizzazione della politica, invece di un accordo politico aveva promosso un "contratto di governo scritto" tra le due forze politiche della maggioranza al fine di esplicitare un programma di governo e chiarirne le responsabilità. Ma il "contratto di governo" era un'anomalia e di fatto un vulnus per la democrazia.

Infatti, già prima del risultato delle elezioni europee le dinamiche interne alla maggioranza, che avrebbero dovuto essere in qualche modo regolate dal suddetto contratto di governo, avevano evidenziato almeno due controindicazioni:

  • a livello di governo, per il ruolo svolto dal Presidente del Consiglio che aveva assunto una funzione di mediazione piuttosto che di indirizzo, contravvenendo così al dettato costituzionale;
  • a livello di maggioranza parlamentare, per il differente peso politico dei partiti che non si rifletteva nell'indirizzo politico del governo essendo questo teoricamente esplicitato nel contratto di governo, infatti la Lega nonostante avesse un minore peso politico era comunque riuscita a imporre al Movimento 5 Stelle la sua agenda politica sfruttando il contratto di governo come un paravento.

Questa anomalia che atteneva la responsabilità politica dei gruppi parlamentari della maggioranza si aggravò dopo il risultato elettorale delle europee e rischiava di diventare un vulnus al processo democratico qualora i parlamentari del Movimento 5 Stelle, numericamente preponderanti, si fossero trovati anche per inesperienza in una condizione di soggezione politica nei confronti dell'alleato di governo.

In sostanza, qualora la Lega fosse riuscita a imporre il proprio indirizzo politico stracciando il "contratto di governo" - che comunque non stava funzionando come previsto - avrebbe di fatto traslato la responsabilità politica delle sue scelte sui parlamentari del Movimento 5 Stelle. E un esecutivo a trazione leghista capace di condizionare la maggioranza e in particolare i parlamentari del Movimento 5 Stelle sarebbe stato in contrasto con il principio della rappresentanza democratica.

Il Movimento 5 Stelle

L'anomalia generata dal cosiddetto "contratto di governo" stipulato tra due forze politiche non omogenee si rifletteva in negativo sul Movimento 5 Stelle.

Se il Movimento 5 Stelle pur potendo far leva su un consenso politico maggioritario non era riuscito a evitare che il leader della Lega, Matteo Salvini, imponesse la sua agenda politica al Governo durante l'anno appena trascorso, cosa sarebbe accaduto in futuro visto che la Lega aveva acquisito il doppio del consenso politico del Movimento 5 Stelle?

Qualora l'azione del governo Conte fosse proseguita diventando ancora più sbilanciata verso la Lega di Salvini, i parlamentari del Movimento 5 Stelle avrebbero dovuto assumersi la responsabilità politica dell'azione di governo, invece, il Movimento 5 Stelle sembrava già non volersi assumere questa responsabilità (come ad esempio nel caso Salvini - Diciotti).

Anche marcando la distanza tra se e l'alleato durante la campagna elettorale per le elezioni europee, il Movimento 5 Stelle aveva dato l'impressione di non volersi assumere pienamente la responsabilità politica dell'azione di governo, che includeva necessariamente anche tutte le iniziative politiche della Lega.

Dopo l'iniziale appiattimento del Movimento 5 Stelle sulle posizioni politiche della Lega che avevano di fatto spinto a destra il Movimento 5 Stelle, questo aveva sperimentato una prima perdita di consenso elettorale alle elezioni regionali e nei sondaggi.

Successivamente e in particolare durante la campagna elettorale per le elezioni europee 2019, quando il M5S reagì puntanto i piedi su alcune questioni fondamentali per il movimento (come ad esempio la TAV) ed evidenziando i motivi di contrasto con la Lega (ad esempio sulla giustizia, sull’immigrazione e sull’equilibrio dei conti pubblici), aggravò paradossalmente la sua situazione acuendo una certa mancanza di credibilità (dovuta a diversi fattori tra cui l’inesperienza della classe dirigente), poiché l’opinione pubblica interpretò questo cambiamento di atteggiamento nei confronti della Lega come esclusivamente strumentale al tentativo di recuperare consensi.

Come in una sorta di inversione dei ruoli, durante la campagna elettorale per le elezioni europee Matteo Salvini e la Lega erano riusciti a impadronirsi dello spazio politico-mediatico precedentemente occupato dal M5S, mentre quest’ultimo aveva occupato lo spazio mediatico che normalmente spetterebbe alle opposizioni.

Era ormai evidente che il "contratto di governo" non avrebbe mai potuto sostituire un vero accordo politico e che questa anomalia in campagna elettorale si era trasformata in un boomerang - poiché era come se questo contratto fosse stato fatto valere dal M5S nei confronti degli elettori per negare le proprie responsabilità di governo - mentre la spaccatura tra Lega e Movimeno 5 Stelle era destinata a crescere.

Dopo le elezioni europee, il Movimento 5 Stelle non avrebbe più potuto cedere al pressing della Lega e di Salvini sull'azione di governo - anche perché ormai a livello mediatico Salvini si attribuiva i successi del governo mentre gli insuccessi venivano addebitati al M5S - ma questo cambiamento di atteggiamento avrebbe, prima o poi, determinato la crisi di governo.

Riferimenti