I partiti politici
Il ruolo dei partiti politici è fondamentale per l’esercizio della democrazia, tant’è vero che è sancito dall’Art. 49 della Costituzione: tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. L’iscrizione a un partito politico, oltre che una scelta di campo, può diventare un impegno personale importante e sfociare nella professionalizzazione dell’attività politica. La complessità delle moderne istituzioni democratiche (articolate su più livelli di competenza normativa, territoriale e per materie) e dei temi politici da affrontare comporta necessariamente un approccio che non può essere di tipo dilettantesco. A differenza dei movimenti politici i partiti hanno un ruolo e responsabilità istituzionali nel sistema democratico, come la presentazione delle liste di candidati alle cariche pubbliche che, ad esempio, comporta l’esigenza di pre-selezionare e formare la classe politica. In altre parole, i partiti politici sono strutture organizzative fondamentali per la democrazia che, sebbene possano avere obiettivi non condivisi da una parte degli elettori, hanno tutti dei doveri nei confronti del sistema democratico, delle istituzioni e della cittadinanza.
Per il funzionamento delle moderne democrazie è fondamentale il ruolo svolto dalle formazioni sociali e in particolare dal partito politico.
Il partito politico è un'organizzazione democratica costituita dai cittadini per costruire consenso attorno a una visione del futuro e accedere alle cariche pubbliche. L'art. 49 della Costituzione della Repubblica italiana affida, infatti, al partito politico l'onore e l'onere di fare da intermediario tra le istituzioni democratiche e i cittadini.
Tuttavia, l'iscrizione a un partito politico non ha più il significato che aveva qualche decennio fa, quando c'erano partiti di massa che incarnavano un'ideologia, un'identità dai contorni ben definiti e un forte senso di appartenenza. Guardando alla crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dei partiti politici verrebbe da commentare che i partiti non sono più quelli di una volta con quasi nostalgia e rimpianto per le vecchie forze politiche che dominavano la scena prima dell'avvento della cosiddetta seconda repubblica.
In effetti, il destino della "forma" partito pone delle preoccupazioni ai politologi, ai commentatori e agli analisti politici in relazione allo stato di salute della democrazia, in quanto i partiti sono fondamentali per il corretto svolgimento del processo democratico, tant'è vero che la Costituzione stessa li eleva a fulcro della vita democratica del paese.
Ma probabilmente la crisi dei partiti politici tradizionali è meno grave di quel che sembra a prima vista, poiché questa crisi potrebbere essere la spia non di un declino ma di una transizione verso modelli organizzativi più consoni all'evoluzione della società civile. I partiti politici stanno cambiando e devono cambiare per adattarsi a un contesto sociale profondamente mutato.
La discussione su come i partiti stanno cambiando è aperta e coinvolge autorevoli esperti e studiosi, tuttavia sono possibili alcune considerazioni di carattere generale:
- i mutamenti sociali, e nello specifico la personalizzazione degli stili di vita e della politica (lifestyle politics), l'individualizzazione e la moltiplicazione delle sfere di senso, hanno profondamente mutato il rapporto dei cittadini con la politica e conseguentemente con i partiti politici (ad esempio si è molto assottigliata la percentuale di cittadini fedele a un partito, ovvero i simpatizzanti e gli iscritti senza un ruolo attivo);
- i partiti politici intesi come li definisce la Costituzione, ovvero come associazioni costituite dai cittadini per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale (Art. 49), hanno un ruolo e delle responsabilità istituzionali che altre forme di associazione politica non hanno (come ad esempio il dovere di presentare le liste di candidati per l'accesso dei cittadini alle cariche pubbliche);
- se è vero che i partiti politici non sono più i depositari dell'identità politica dei cittadini, del senso di appartenenza a una comunità orientata dalle ideologie, emerge con ancora più forza il ruolo organizzativo del partito politico sia per i cittadini che per garantire il corretto svolgimento del processo democratico;
- la responsabilità dei partiti politici è sempre più dipendente e connessa alle responsabilità dei singoli che svolgono un ruolo attivo e non solo degli organi direttivi e dei leader, per cui diventa sempre più importante il ruolo di formazione e selezione della classe dirigente.
In altre parole, dal partito-comunità si sta passando al partito-organizzazione, dove l'organizzazione dovrebbe essere funzionale al corretto svolgimento del processo democratico e non solamente alla conquista del consenso popolare e dei voti come, invece, accade sempre più spesso.
Con la crisi delle grandi ideologie, il partito politico non può limitarsi a incarnare in modo semplicistico e grossolano la volontà popolare, o almeno una parte di essa, per poi elaborarla al proprio interno in modo sostanzialmente arbitrario.
Partecipare a un partito politico significa non solo saper interpretare la volontà popolare ma anche e soprattutto assumersi la responsabilità di instradarla nei percorsi prestabiliti dalla Costituzione. Una responsabilità che coinvolge ogni singolo esponente di partito.
Se si analizzano le ragioni che hanno determinato l'espansione delle altre forme di partecipazione politica dei cittadini, e in particolare di quelle non convenzionali, si comprende che il partito politico per la sua natura intrinseca, per la sua funzione di raccordo con le istituzioni, per garantire il corretto funzionamento dell'ordinamento democratico, non può mettersi in concorrenza con esse, nè tantomeno tentare di assomigliare, ad esempio, ai movimenti.
La partecipazione a un partito politico rappresenta un avvicinamento alle istituzioni, un passo ulteriore che comporta maggiori responsabilità. Partecipare a un partito politico significa, o dovrebbe significare, avviare un percorso di formazione e di consapevolezza del proprio ruolo non solo di collettore delle richieste e delle esigenze dei cittadini, ma soprattutto di catalizzatore delle altre forme di partecipazione politica che in qualche modo vanno ricondotte a un denominatore comune e concretizzate in provvedimenti attraverso l'attività amministrativa, legislativa e di governo.
Far parte di un partito politico è diventato più impegantivo anche per altre ragioni, sovrapposte e intrecciate l'una con l'altra, come ad esempio:
- la crescita della complessità, non solo dei problemi e delle soluzioni ma anche delle istituzioni democratiche, tecnocratiche, transnazionali e dei rapporti tra loro, nonché del processo democratico e delle procedure decisionali, legislative e amministrative;
- la crescita dei compiti assegnati allo Stato, che deve farsi carico delle crescenti richieste di tutela dei diritti da parte dei cittadini;
- l'indebolimento degli Stati nazionali che per riuscire a soddisfare le esigenze del cittadino moderno devono stipulare accordi con altri paesi e strutture sovranazionali, in una fitta rete di relazioni che spesso risultano incomprensibili al cittadino normale;
- l'accelerazione del progresso tecnologico che pone problemi sempre nuovi alla politica e accorcia il lasso di tempo entro cui le istituzioni democratiche devono trovare soluzioni adeguate;
- i processi di globalizzazione che trasformano le economie, influenzano l'allocazione delle risorse finanziarie e materiali e mutano la percezione del tempo e dello spazio per cui quello che accade lontano ha un forte risonanza locale.
Far parte di un partito politico significa farsi carico di tutte queste problematiche, poiché non si può chiedere ai cittadini di sostenere il proprio progetto politico, di condividere la propria visione del futuro, se non si è compreso il presente e le sfide che la società deve affrontare.
In sintesi, partecipare a un partito politico significa per un verso apportare il proprio contributo su questi problemi, sulle politiche da adottare (policy), e per l'altro verso acquisire coscienza del proprio ruolo, dei cambiamenti che sono intervenuti nel modo di fare politica (politics).
La partecipazione a un partito politico coincide sempre di più con l'avvio di un percorso di maturazione delle proprie competenze e capacità. E proprio perché i partiti politici hanno bisogno di competenze specifiche, dedizione e tanto lavoro, la professionalizzazione della politica è diventata un'esigenza di sistema.
Detta in modo un pò brutale, mentre in passato la partecipazione a un partito politico era tanto più apprezzata quanto più era grande il pacchetto di voti che si portava in dote, oggi non basta più avere la possibilità di conquistare tanti voti per essere considerati un buon politico. Di fatto, gli esponenti politici quando chiedono di essere votati stanno chiedendo ai cittadini di avere fiducia nelle capacità e nelle competenze della propria organizzazione e di tutte le persone che ne fanno parte, poiché la forza di un'organizzazione è molto di più della somma dei suoi componenti.
Una conferma di quanto possa essere importante l'efficienza del motore organizzativo per le forze politiche moderne può essere trovata, purtroppo solo limitatamente alle competenze di comunicazione e di strategie mediatiche, nell'ascesa di due importanti partiti: Forza Italia e paradossalmente il Movimento 5 Stelle. Non è un caso che la nascita e l'affermazione di questi due partiti abbia in comune la presenza, dietro le quinte, di esperienze aziendali e di esperti di comunicazione (Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Casaleggio).
Queste sono solo alcune delle considerazioni che è possibile fare, ma forse sono sufficienti per dimostrare che la partecipazione a un partito politico è oggi molto più impegnativa che in passato.
Sebbene i partiti politici non godano più della considerazione di un tempo, essi sono un anello fondamentale del processo democratico, poichè esercitano un ruolo determinante per il funzionamento degli organi costituzionali dello Stato e di altre istituzioni anche non statali. Infatti, l'art. 49 della Costituzione della Repubblica italiana cita espressamente i partiti politici come organizzazioni costituite dai cittadini per determinare la politica nazionale.
Nell'ordinamento italiano i partiti politici adottano la forma giuridica dell'associazione "non riconosciuta", in modo da evitare quei controlli che la pubblica amministrazione sarebbe invece obbligata a esercitare nei confronti delle associazioni riconosciute come persona giuridica, controlli che potrebbero essere lesivi della loro autonomia. Infatti, poiché la Pubblica Amministrazione è subordinata al potere esecutivo (il Governo), controlli eccessivi potrebbero trasformarsi in ingerenze antidemocratiche.
Una ricognizione sullo stato della disciplina dei partiti politici è disponibile nel sito web della Camera dei Deputati, mentre una trattazione più ampia con riferimenti storici è disponibile in "Partiti politici e riforme della rappresentanza".
Esistono, tuttavia, dei limiti alle liberta e alle prerogative dei partiti politici.
Uno degli aspetti più controversi riguarda la necessità di regolare per legge il finanziamento pubblico o privato dei partiti a causa degli abusi o dei conflitti d'interesse che possono insorgere quando le procedure relative all'acquisizione e alla gestione dei fondi sono opache.
Un altro aspetto controverso, che tuttavia non è mai stato regolato per legge nell'ordinamento italiano, riguarda la trasparenza delle procedure e il rispetto delle regole della rappresentanza democratica all'interno dei partiti. E' evidente che se un gruppo dirigente dovesse acquisire il controllo di un partito al di fuori delle regole della rappresentanza democratica e poi attraverso il partito acquisire posizioni di potere nelle istituzioni, ne risulterebbero lese le stesse istituzioni democratiche. Per questo è importante che gli statuti adottati dai partiti politici che regolano le procedure e la costituzione degli organi dell'associazione siano in grado di garantire la democrazia interna, la trasparenza e che gli statuti vengano rispettati.
Normalmente la struttura organizzativa dei partiti si articola su più livelli e comprende unità organizzative territoriali tra loro federate, che ricalcano la struttura degli enti locali, e una organizzazione nazionale che generalmente ha un forte potere di influenza sulle decisioni che riguardano le unità territoriali.
Per il ruolo svolto nelle istituzioni i partiti politici sono tenuti a tutelare una generalità di interessi, invece, come evocato dal termine stesso "partito" si propongono spesso come difensori o portatori di interessi di parte, sebbene riferiti ad una collettività. Questa sembra una contraddizione, tuttavia, nel tentativo di accrescere il proprio consenso, i partiti politici sono portati ad allargare la platea dei cittadini ai quali si rivolgono e quindi anche gli interessi rappresentati. Inoltre, muovendo da posizioni di parte, sono spesso portati a elaborare e a proporre un modello di società che ritengono la più giusta per tutti.
Per salvaguardare i principi democratici è fondamentale che i partiti politici, in particolare quelli all'opposizione, abbiano la possibilità di accrescere il proprio consenso (ad esempio attraverso il libero accesso ai mezzi d'informazione) e che possano radicarsi nella società (ovvero che tutti i cittadini possano liberamente partecipare e organizzarsi in partiti). L'Art. 49 della Costituzione della Repubblica Italiana sancisce, infatti, che "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Un limite alla libertà di associazione in partiti è tuttavia sancito successivamente nella XII disposizione transitoria e finale della stessa Costituzione, quando si dispone che: "È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista."
Come agiscono i partiti politici nei confronti delle istituzioni pubbliche? I partiti politici esercitano una azione di impulso e di controllo sulle istituzioni pubbliche attraverso:
- la presentazione di candidature
- la presentazione di proposte di legge
- la presentazione di programmi di azione amministrativa
- l'assunzione della responsabilità politica nei confronti degli organi costituzionali e dell'opinione pubblica.
I partiti politici esercitano queste attività o direttamente, come nel caso della presentazione delle candidature, o attraverso i titolari di organi dello Stato ed altri enti pubblici che hanno contribuito a far eleggere, come nel caso dei parlamentari.
Oltre che influenzare l'attività ed il funzionamento degli organi dello Stato (e in particolare degli organi costituzionali) attraverso la designazione dei titolari delle cariche pubbliche, i partiti politici sono anche in grado di esercitare una serie di pressioni mirate a far uniformare i pubblici poteri agli indirizzi da loro espressi.
- Le pressioni che i partiti politici sono in grado di esercitare sugli organi costituzionali assumono un carattere istituzionale quando esercitate nei confronti del corpo elettorale attraverso le campagne elettorali, che infatti sono regolate anche da disposizioni legislative.
- Le pressioni dei partiti sono considerate legittime, anche se non legislativamente regolate, quando esercitate nei confronti degli organi rappresentativi, con i limiti di principio imposti dall'Art. 67 della Costituzione dove è statuito che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".
- Le pressioni dei partiti politici sono, invece, generalmente ritenute inammissibili quando tese a influenzare gli organi giurisdizionali, poichè l'indipendenza e l'imparzialità di questi organi è tutelata dalla Costituzione.
Partiti politici attivi a livello nazionale che hanno ottenuto almeno lo 0,25% dei voti alle elezioni politiche del 2018 o del 2013 in almeno una delle Camere, area Italia, o che sono emanazioni di gruppi parlamentari della XVII - XVIII legislatura, elencati in base al miglior risultato elettorale e al numero di seggi.
Le principali liste elettorali multipartito che hanno ottenuto almeno lo 0,25% dei voti alle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Le liste elettorali multipartito sono alleanze tra partiti politici che hanno deciso di concorrere alle elezioni politiche con una lista di candidati in comune rappresentata da un unico simbolo.
La collocazione dei partiti politici ha un doppio significato: uno letterale, in parte perduto con il passare del tempo, che si riferisce alla disposizione dei partiti nell’emiciclo del Parlamento i cui estremi sono ovviamente indicati da destra e sinistra, e uno politico che si riferisce a una modalità di classificazione dei partiti, apparentemente ideologica ma sostanzialmente convenzionale, dove questi sono distribuiti tra due estremi contrapposti e identificati con i termini “destra” e “sinistra”. E' bene precisare che destra e sinistra non sono ideologie politiche, ma contenitori i cui contenuti possono variare nel tempo e nello spazio in base al contesto politico.