Cittadinanza e cittadinanza attiva
Che cos’è la cittadinanza
La cittadinanza è una condizione giuridica che generalmente si acquisisce alla nascita, ereditata da uno o entrambi i genitori, o anche in altri modi se ricorrono determinate condizioni previste della legge e riconducibili ai rapporti dell’individuo con lo Stato e il suo territorio. La cittadinanza indica, infatti, il legame che esiste tra Stato e individuo ovvero esprime l’appartenenza del cittadino all’organizzazione sociale e all’ordinamento giuridico di uno o anche più Stati (ad es. l’ordinamento italiano riconosce la doppia cittadinanza).
Per inciso la cittadinanza si può perdere, per rinuncia o per decadenza qualora ricorrano ipotesi tassative, ma si può anche riacquistare (sempre se ricorrono determinate condizioni). Un individuo senza alcuna cittadinanza si definisce "apolide".
L'acquisizione della cittadinanza conferisce all'individuo lo status di cittadino, con tutti i diritti e i doveri che questa condizione comporta. Il contenuto dei diritti e dei doveri di cittadinanza dipendono dalla forma di Stato adottata dal paese, la quale definisce i rapporti tra il potere dello Stato, il popolo e il territorio.
Nelle moderne democrazie la cittadinanza generalmente comporta il dovere di difendere lo Stato, che a sua volta determina l'obbligo di fedeltà verso lo Stato e il servizio militare di leva nei paesi dove è ancora obbligatorio, e svariati diritti tra cui acquistano particolare rilievo i diritti politici come, ad esempio, il diritto di voto, di associazione in partito politico, di accesso ai pubblici uffici o di essere eletti alle cariche pubbliche.
I diritti politici sono particolarmente rilevanti poiché devono essere esercitati dal cittadino nelle forme e nei modi previsti dalla forma di governo e dal sistema politico e istituzionale dello Stato di cui si ha la cittadinanza (ad esempio l'esercizio del voto in una repubblica presidenziale assume caratteristiche diverse rispetto a quelle di una repubblica parlamentare) e perché consentono ai cittadini di modificare i contenuti della cittadinanza stessa, l'assetto politico-istituzionale e la forma di Stato e di governo del paese.
Con questa affermazione non si vuole però sminuire l'importanza degli altri diritti, civili (il diritto alla libertà personale, di movimento, di associazione, di riunione, di coscienza e di religione, di uguaglianza di fronte alla legge, di presunzione d'innocenza) e sociali (il diritto alla salute, al lavoro, all'istruzione, alla protezione sociale contro la malattia, la vecchiaia, la disoccupazione), il cui esercizio da parte del cittadino si concretizza principalmente nell'accesso ai servizi predisposti e alle tutele garantite dallo Stato.
Infatti, buona parte dei diritti tutelati dalla cittadinanza spettano in linea di principio a tutti gli individui, cittadini o no, essendo riconosciuta l'universalità dei diritti umani che sono tutelati anche da organismi sovranazionali, come l'ONU, o più in generale dalle organizzazioni umanitarie. Gli Stati membri dell'ONU, ad esempio, sono chiamati a firmare due trattati: la Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, che obbligano gli Stati firmatari a rispettare i principi in essi contenuti (che coincidono con la maggior parte dei diritti tutelati dalla cittadinanza) e a concedere determinate tutele anche a soggetti stranieri o apolidi.
In effetti, quello che cambia con l'acquisizione di una cittadinanza, oltre all'acquisizione di specifici diritti politici, è l'ampiezza dell'accesso:
- ai servizi (ad esempio di welfare, sanitari e d'istruzione) predisposti dallo Stato per rendere effettivo l'esercizio di questi diritti;
- agli strumenti di tutela dei diritti sanciti dai principi costituzionali che l'ordinamento statale mette a disposizione dei cittadini, ad esempio consentendo di ricorrere in giudizio in caso di violazione di uno specifico diritto.
Infatti, la cittadinanza europea che spetta a tutti i cittadini degli Stati membri dell'Unione Europea, pur non accrescendo i diritti universali di cui gode il cittadino di uno Stato europeo, favorisce l'esercizio concreto di questi diritti sia forzando i singoli Stati a emanare leggi nazionali per rendere effettivi i diritti dei cittadini, sia offrendo la possibilità ai cittadini di accedere agli strumenti di tutela predisposti a livello europeo per scavalcare eventuali limiti e incongruenze delle norme nazionali.
La cittadinanza europea amplia invece i diritti politici e le libertà del cittadino dell'UE, poiché gli conferisce:
- il diritto di circolare liberamente nell'Unione europea e di soggiornare e lavorare in qualsiasi Stato membro;
- il diritto di essere tutelato dalle autorità diplomatiche di qualsiasi Stato membro quando ci si trovi in paesi non appartenenti all’UE;
- il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni locali ed europee in qualsiasi Stato membro;
- il diritto di partecipare al processo legislativo dell’UE, ad esempio presentando una petizione al Parlamento europeo e organizzando o sostenendo un'iniziativa dei cittadini europei (ICE).
In sintesi, la cittadinanza europea per quanto riguarda i diritti politici integra la cittadinanza locale, regionale e nazionale ma non la sostituisce, mentre rafforza i diritti umani e del cittadino aggiungendo alla tutela dei diritti esercitata dallo Stato un ulteriore livello di tutela esercitato dalle istituzioni dell'Unione Europea.
La cittadinanza attiva
La cittadinanza è una condizione giuridica e tecnicamente non potrebbe essere qualificata come attiva. E tuttavia nel linguaggio corrente a partire dagli anni 2000 la definizione "cittadinanza attiva" è diventata di uso comune per indicare l'associazione tra cittadinanza e attivismo civico o politico.
Se esiste un ideale di cittadino "attivo" si può pensare anche al suo opposto, a un cittadino "passivo" completamente disinteressato alla vita pubblica, un cittadino che pur essendo titolare di diritti di cittadinanza rinuncia a esercitarli, ad esempio non andando a votare, o ne usufruisce inconsapevolmente, ad esempio circolando liberamente sul territorio nazionale ed europeo, senza preoccuparsi minimamente dell'origine e della tutela di questi diritti.
La cittadinanza attiva indica, quindi, l'atteggiamento propositivo del cittadino che si impegna a rendere effettivi i diritti di cittadinanza, a concretizzarli ed esercitarli in modo sempre più consapevole e costruttivo.
Tuttavia il concetto di cittadinanza, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, è ambivalente in rapporto ai diritti politici e ai diritti sociali, nel senso che - semplificando molto - definisce i contorni dei primi mentre consente un accesso "privilegiato" dei cittadini ai secondi.
Questa ambivalenza nei confronti dei diritti politici e sociali ha determinato due differenti approcci alla cittadinanza attiva, a seconda dei diritti sui quali si pone l'accento.
Se si pone l'accento sui diritti politici, la cittadinanza attiva si traduce in un crescendo di partecipazione politica e nel maggiore impegno del cittadino a svolgere attività politiche per favorire lo sviluppo e il benessere della comunità.
Se si pone l'accento sui diritti sociali, la cittadinanza attiva si traduce in un crescendo di partecipazione in attività dirette a favorire e concretizzare la realizzazione dei diritti sociali dei cittadini, generalmente attraverso organizzazioni di attivismo civico o anche come singolo attraverso attività di vigilanza, documentazione e denuncia per fare in modo che i diritti dei cittadini, e dei più deboli in particolare, siano rispettati.
Questo approccio alla cittadinanza attiva mirato alla tutela e alla realizzazione concreta dei diritti dei cittadini genera spesso un ulteriore duplice atteggiamento, a seconda che le attività svolte si considerino complementari a quelle esercitate dalle istituzioni e dalla politica oppure alternative e antagoniste. Questa secondaria diversità di approccio è determinata dal fatto che spesso le organizzazioni di cittadinanza attiva operano in posti e situazioni in cui lo Stato è carente, o addirittura assente, mentre allo stesso tempo le istituzioni che dovrebbero intervenire appaiono sorde e cieche o addirittura ciniche, a causa della burocrazia, della noncuranza, della manacanza di risorse, della malagestione e cosi via. Inoltre, anche il background culturale di parte degli attivisti influisce sulla percezione e interpretazione dell'attivismo civico e della cittadinanza attiva come "antagonista" al potere statale.
La principale differenza di approccio alla cittadinanza attiva è radicata anche nelle differenze operative che caratterizzano le attività di partecipazione alla politica (politics) rispetto a quelle di partecipazione alle politiche (policy).
Mentre la cittadinanza attiva intesa come partecipazione politica comporta essenzialmente una discussione sulla produzione di atti normativi, dove al cittadino è data la possibilità di esprimere le sue opinioni maturate in rapporto alle esigenze della comunità, nella cittadinanza attiva intesa come realizzazione concreta dei diritti del cittadino prevale un approccio pratico orientato a produrre risultati tangibili, mirati a soddisfare le esigenze di persone e comunità a cui i diritti di cittadinanza sembrano negati.
Per quanto questa differenza di approccio alla cittadinanza attiva abbia le sue ragioni d'essere, i due approcci non sono mutualmente esclusivi, anzi possono rafforzarsi a vicenda.
Riprendendo la distinzione sopra accennata e tipica dei paesi di lingua anglossassone tra "politcs" e "policy", è evidente che la discussione politica in senso stretto, o la politica di palazzo come viene a volte definita con una connotazione negativa, è indispensabile per valutare e decidere quali politiche sanitarie, assistenziali, economiche, di bilancio, sulla sicurezza, sull'immigrazione, sull'istruzione, sul lavoro, sull'europa, etc. attuare.
La cittadinanza attiva può quindi essere esercitata dal cittadino in entrambi i campi della "politcs" e delle "policy", sia nella forma di partecipazione politica in senso stretto che in quella di partecipazione alle attività di tutela e realizzazione pratica dei diritti dei cittadini, sia attraverso le forme di discussione politica che attraverso un contributo concreto all'attuazione delle politiche. Al cittadino non resta che scegliere secondo le sue inclinazioni oppure inquadrare le diverse forme di partecipazione in un percorso di attivismo politico.
Un percorso di cittadinanza attiva che potrebbe partire dalla conoscenza della politica, dall'informazione e dalla discussione dei temi politici, dall'andare a votare e firmare petizioni o iniziative di legge popolare, passando attraverso la partecipazione ai dibattiti pubblici di democrazia deliberativa, l'invio di richieste e istanze ai parlamentari e il contatto con le organizzazioni sindacali e di categoria, il finanziamento di partiti e associazioni politiche, l'adesione alle mobilitazioni popolari, per arrivare all'adesione a un'organizzazione di attivismo civico, al sostegno attivo di un movimento, all'iscrizione a un partito politico e sfociare, perché no, in una candidatura in prima persona alle elezioni.
In ogni caso, qualsiasi percorso di cittadinanza attiva si voglia seguire, per ottenere dei risultati su uno specifico tema politico e più in generale per influenzare le decisioni politiche, occorre far leva su un gran numero di cittadini e sui componenti degli organi collegiali eletti nelle istituzioni, per cui è fondamentale relazionarsi con gli altri cittadini e le organizzazioni della società civile.
Può essere, inoltre, d'aiuto distinguere i differenti livelli di governo in cui è possibile attivarsi per esercitare la cittadinanza attiva:
- il livello comunale: il luogo di residenza è probabilmente il posto più importante per esercitare la cittadinanza attiva e la democrazia partecipativa. I comuni amministrano aspetti importanti della vita dei cittadini come ad esempio la gestione dei rifiuti, le infrastrutture locali, l'urbanistica, la viabilità cittadina.
- il livello regionale: tra il comune e lo Stato si collocano le regioni che godono anche di una sovranità limitata, con Statuti propri e poteri legislativi, sebbene di fatto esercitino soprattutto funzioni amministrative.
- il livello nazionale: gli Stati rappresentano il livello di governance più importante in termini di competenze politiche e giuridiche e di controllo dei fondi pubblici. Per questo motivo la partecipazione del cittadino ai processi democratici che riguardano il potere statale è fondamentale per influenzare le decisioni politiche e incidere sulle politiche pubbliche. I diritti politici di cui godono i cittadini, tra cui il diritto di eleggere i propri rappresentanti nelle istituzioni o di candidarsi alle elezioni, consentono anche altre forme di partecipazione, come la presentazione di petizioni e proposte di legge di iniziativa popolare e la possibilità di decidere direttamente questioni importanti attraverso i referendum.
- il livello europeo: l'Unione Europea è un'istituzione democratica, creata dopo un lungo processo di collaborazione degli Stati fondatori (tra cui l'Italia), che ha attivato un rapporto diretto con i cittadini europei. Infatti, sebbene l'Unione Europea non sia uno Stato federale, la cittadinanza europea consente ai cittadini dell'UE di votare e candidarsi al Parlamento europeo, di pronunciarsi in modo più diretto attraverso petizioni (rivolte al Parlamento) o iniziative dei cittadini (dirette alla Commissione). Le decisioni adottate a livello UE hanno enormi implicazioni a livello locale, regionale e nazionale. Ad esempio, le istituzioni democratiche europee hanno competenza esclusiva nel concordare accordi di libero scambio con paesi che non fanno parte dell'UE e nel decidere come preservare le risorse marine o quali norme applicare per garantire una concorrenza economica libera ed equa. Inoltre, l’UE condivide competenze con gli Stati membri per adottare regolamentazioni in molti altri settori tra cui: la coesione sociale, l’ambiente, la tutela dei consumatori, l’energia, i trasporti e la sanità pubblica.